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Mergellina «terra di nessuno», come la definiscono i titolari degli chalet, che chiedono «più controlli» e propongono «la pedonalizzazione come in via Partenope». È a partire da queste premesse e da questa congestione di corpi e lamiere, che la zona fra via Caracciolo e largo Sermoneta si è trasformata, a partire dal Covid, in un altro tipo di crocevia fatto di violenza, sparatorie e caos. Qui arriva di tutto, nelle notti dei weekend: giovani dalle periferie o dalla provincia. La Napoli dei rioni qui incontra la Napoli delle colline. E incontra i turisti.
Nei weekend qui c'è un Far West affacciato sul mare. Ancora si piangono le vittime dei rodei di scooter e auto in corsa, per cui il Comune ha installato dei dossi, mentre non è debellato il problema delle auto in seconda o terza fila. A ogni ora. I gestori degli chalet, attività spesso "mordi e fuggi" che pure fanno affari d'oro anche in funzione della sosta selvaggia, si sentono, non a torto, protagonisti di un lungomare di serie b. «Mergellina era la piazza più bella della città - commenta il titolare di Chiquitos, Giovanni Tedesco - Ma a partire dalla chiusura al traffico di via Partenope si è completamente congestionata. Lì c'è il salotto buono e qui il caos più totale. Si è creata una congestione sulla vendita di alcolici, anche a causa della chiusura delle discoteche avvenuta durante la pandemia. Le soluzioni sono i controlli e la pedonalizzazione. Alcuni bus percorrono via Mergellina in senso contrario al flusso di marcia. La sosta selvaggia purtroppo non si può eliminare alle condizioni attuali.
Antonio Basile, titolare dello Chalet Primavera, non la pensa in maniera troppo diversa: «Serve più sorveglianza, ma non in serata. E controlli di notte, quando si blocca tutto. Dove si crea la movida, anche i poliziotti fanno fatica: sono soli in mezzo a mille persone. Va riordinata tutta la gestione della zona. Noi siamo penalizzati in quanto ristorante: Mergellina, che è sempre stato il regno della quiete, ha iniziato a portare una brutta nomea. La gente pensa che ci sia troppo caos di sera e quindi non viene più a mangiare. Le dico solo che alle 23 ormai chiudiamo. Servono controlli, educazione commerciale e serenità».
Il marciapiede è distrutto e il decoro arranca. La varietà dell'affresco sociale di Mergellina si percepisce dagli stereo delle auto in coda: neomelodici, trap, cantautori, musica dance: è il lungomare post-moderno, in cui la città dei vicoli incontra a ogni ora la città dei salotti. Se da queste parti arriva di tutto è perché «Mergellina è terra di nessuno», argomenta Antonio Siciliano, titolare del Bar Napoli.
Il suo locale offre cucina anche a tarda notte, ed è un punto di riferimento per target necessariamente variegati. «Mergellina è il ritrovo di tutte le zone non solo di Napoli, ma anche dell'hinterland: arrivano clienti di tutti i tipi. La società in città si è mixata molto: il figlio del professionista difficilmente si distingue da chi arriva da altre zone in cui è diffusa la delinquenza. Sulla sosta selvaggia, per fortuna non sono il sindaco. Si parla dei parcheggi sotterranei: potrebbero limitare il fenomeno. Chiediamo più sicurezza a gran voce ormai da tanti anni. La persona perbene che vuole vivere la città è spaventata. Le circostanze ovviamente non le conosco, ma eventi come quello di sabato notte, quando a giudicare dalle modalità c'è stato un vero e proprio agguato di camorra a ridosso dei chioschi, fanno paura alla gente: se è successo sul lungomare, vuol dire che tutta la città può essere preda di questi episodi».
Ultimo, ma affatto secondario, il commento di Antonio De Martino, titolare dello Chalet Ciro: «Per colpa di qualche delinquente rischiamo di coprirci di vergogna: potrebbe addirittura scapparci il morto, così da far perdere alla città il boom turistico - osserva - Sono qui da mezzo secolo, e i visitatori che sto vedendo da un anno non li ho mai visti. Oggi lavoriamo tutti i giorni. Prima le cose non stavano così. Il boom di visite è stata una vittoria per la città: serve più sicurezza per evitare che i turisti cambino meta». Tra le tante cose che rappresenta, Mergellina rischia di diventare anche un'occasione persa. Speriamo di no». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino