«Tutta Caivano deve vedere le foto in cui sei nuda, mentre fai sesso con me. Anche tua madre deve sapere chi sei, il prete del paese, tutti: non sei altro che una escort. Di...
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Il fatto che lei non avesse voluto un figlio da lui, lo ha fatto uscire di testa. Da quel momento, e siamo ai primi di marzo, per Fatima, trentasei anni, è iniziato un incubo. Costretta per almeno quattro volte, scrive il gip Orazio Rossi, ad avere rapporti sessuali con l'uomo che la ricattava con quelle foto, stuprata dunque, in macchina, nelle campagne di San Marco Evangelista e di Maddaloni. Obbligata a fare tutto quello che le chiedeva, «a soddisfare i suoi bisogni sessuali». Ma neanche la prostrazione totale della vittima lo ha fermato. Le foto hard le ha fatte circolare lo stesso, e impunemente, per un mese, ha pure a minacciato di morte un amico della donna, inviandogli la foto di un coltello poggiato sul cruscotto della macchina.
Gennaro, 38 anni, piccolo imprenditore edile di Afragola, è finito in carcere per violenza sessuale, atti persecutori ed estorsione. Perché, al di là delle foto, per le quali non può essergli contestato il reato di revenge porn, legge dal 2 aprile, ci sono gli stupri e lo stalking. Appostamenti sotto casa della vittima, sul lavoro e nei luoghi da lei frequentati. Persecuzioni di cui c'è tanto di prova perché Gennaro non si è fatto scrupolo alcuno a scattare foto alla donna che riteneva essere in suo potere e a inviargliele per farle capire che no, non sarebbe riuscita a sfuggirgli. «È mia», ripeteva l'indagato alle persone vicine alla vittima, inclusa una cugina che ha cercato di riportarlo alla ragione. Credeva che l'avrebbe avuta in pugno per un anno, aveva stabilito anche un periodo preciso per farle «espiare» le sue colpe, quella di averlo indotto a lasciare la moglie e poi di averlo abbandonato. E invece, pur rischiando che la sua intimità fosse definitivamente violata, che le immagini hard che la ritraevano in momenti di sesso col suo ex finissero al pubblico ludibrio, la sua ex lo ha denunciato ai carabinieri di Caivano e sono scattate le indagini che, in meno di un mese, hanno consentito alla Procura di S. Maria Capua Vetere, diretta da Maria Antonietta Troncone, di chiudere il cerchio per un soggetto che il gip definisce «incapace di gestire e controllare i propri impulsi», e che «avendo ripetutamente abusato della vittima può reiterare il reato» e che pertanto non può stare in altro luogo «che non sia il carcere».
Attraverso le chat che inchiodano Gennaro non hanno viaggiato solo le immagini del ricatto, ma anche gli sfoghi e la disperazione della vittima. Che, per cercare di liberarsi da un giogo che l'ha ridotta in uno stato tale da doversi rivolgere a uno psicologo, gli scriveva tentando di convincerlo a lasciarla in pace. «È questo che vuoi contro la mia volontà? Pure fisicamente? Anche se mi fa star male?». Quei messaggi sono agli atti, insieme a quelli in cui lui chiedeva soldi alla sua ex, la restituzione dei regali di quando stavano insieme, insieme alle foto intime rubate e inviate in giro. Si è tutto ritorto contro di lui. Diversamente da quanto accaduto a Tiziana Cantone, uccisa dai video hot divulgati e ancora in rete, questa volta la giostra del revenge porn è stata fermata in tempo. A meno che le foto non siano state messe su internet. Su questo aspetto le indagini sono ancora in corso. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino