Napoli zona rossa, parrucchieri in ginocchio: «Non vogliamo spiccioli ma risposte definitive»

Napoli zona rossa, parrucchieri in ginocchio: «Non vogliamo spiccioli ma risposte definitive»
Si parla di cifre che oscillano tra 30mila e 50mila euro di perdite per ogni salone che quest'anno è stato costretto a calare le saracinesche. Una condizione di...

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Si parla di cifre che oscillano tra 30mila e 50mila euro di perdite per ogni salone che quest'anno è stato costretto a calare le saracinesche. Una condizione di precarietà ormai insostenibile che ha messo un intero comparto in ginocchio. Sono decine i parrucchieri che a Napoli, così come nel resto della regione, hanno dovuto sopperire personalmente alle esigenze dei propri dipendenti. Ragazzi e ragazze costretti a una cassa integrazione che non è ancora arrivata o che è stata accreditata con forti ritardi. Di questi casi, raccontano i rappresentanti dell'associazione “Stamm cà”, ce ne sono tanti e non sempre è possibile affrontarli in maniera risolutiva. Gli incassi, infatti, non consentono di fare fronte a tutte le esigenze che si sono venute a creare e questo ha costretto doversi imprenditori a gettare la spugna. 

«Siamo tornati al punto di partenza – afferma il portavoce di “Stamm cà” Gino Donnarumma – e forse in condizioni anche peggiori. Non abbiamo avuto nulla se non pochi inutili spiccioli. Tutti gli investimenti fatti per garantire la sicurezza nostra e dei nostri clienti non ci hanno portato a nulla di nuovo. Ora siamo arrivati al punto di non poter più andare avanti perché anche sopravvivere è diventato difficile. I nostri ragazzi, con famiglie e bambini piccoli, continuiamo a mantenerli con quei pochi incassi che abbiamo fatto finora, ma non possiamo resistere in queste condizioni. Tra l'altro va ricordato come i nostri locali siano luoghi sicuri che in questi mesi non hanno dato nessun problema». 

Proprio l'assenza di contagi – sottolineano i soci dell'associazione – testimonierebbe l'efficacia delle misure di prevenzione adottate. Una serie di regole e comportamenti entrati nella quotidianità dei dipendenti, attenti al rispetto delle norme anti covid. «Non è stato contagiato nessuno dei nostri clienti – ricorda il presidente dell'associazione Giuseppe Piras – e questo è un dato di fatto. Solo alcuni collaboratori sono risultati positivi e nessuno di questi ha mai contagiato altri colleghi. Siamo stati in grado di rispettare tutte le norme prescritte e non ci sono stati focolai. Per questo motivo adesso chiediamo risposte definitive e certezze rispetto al futuro. Continuare a protestare non serve a nessuno ma nessuno ci offre alternative. Non vogliamo gli spiccioli che ci sono stati dati nei mesi scorsi perché se bisogna rimanere chiusi è necessario fare fronte a tutte le spese che abbiamo, locali, utenze e dipendenti che non possono vivere con poche centinaia di euro al mese. Con il governo e con la Regione vogliamo un confronto utile a risolvere questo problema una volta per tutte». 

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Il Mattino