Volete vedere Napoli come era al tempo dei greci? Volete entrarci dentro, dare uno sguardo ai principali edifici, perdersi tra l'acropoli e il Pryttaneion, compiere una...
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Questo ha come titolo «Neapolis 2.0» ed è una delle prime ricostruzioni, se non la prima, della città magnogreca in 3d. Parte da una veduta dall'alto: il nucleo meridionale di quella che diventerà Napoli é boscoso e circondato dai due rami del Sebeto. Sullo sfondo si riconosce un Vesuvio prima delle eruzioni catastrofiche, ancora integro, senza monte Somma.
Il filmato, quasi 12 minuti, si abbassa sull'abitato che contava 30.000 persone. Partendo da Nord, compaiono due templi, uno dedicato alla sirena Partenope e l'altro a Ebone, divinità locale. «Per i fregi dei templi mi sono orientato su esempi dell'epoca, soprattutto quelli di Paestum», ammette Mellace, che non è uno storico. Al centro si nota un grande piazzale, l'agorà di Neapolis da dove partiva la processione delle «lampadoforia», fiaccolata rituale di cui non è ancora chiaro il tragitto: «Alcune ipotesi dicono andasse verso il mare, altre verso l'acropoli che si trovava in alto a sinistra». Sull'agorà, il Pryttaneion, con la fiamma sacra che non veniva mai spenta. Della Napoli di adesso restano le tre «plateie», che in epoca romana diverranno i decumani; quella centrale corrisponde a via dei Tribunali, accanto i 21 «stenopoi» che la tagliano perpendicolarmente.
«Qualche amico di Napoli ha notato l'assenza dell'isolotto di Megaride. Ma fa parte di un'altra località, propriamente detta Partenope. Conto di realizzare entro fine anno la ricostruzione completa», assicura Mellace che ha potuto contare sulla consulenza di un amico greco, lo studioso Andreas Arcadios. Con una finalità: «Avvicinare gli allievi allo studio della storia con esempi vivi. Ma anche offrire uno strumento agli archeologi. Il mio sogno sarebbe esporre questi filmati al Mann». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino