Gomorra style nell'alloggio popolare: a casa del boss la base nei narcos nel Napoletano

Gomorra style nell'alloggio popolare: a casa del boss la base nei narcos nel Napoletano
Affari in tutta Europa e una casa popolare arredata in perfetto stile Gomorra. Il raccordo tra «quarta mafia» foggiana, narcos marocchini e pusher del Trentino Alto...

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Affari in tutta Europa e una casa popolare arredata in perfetto stile Gomorra. Il raccordo tra «quarta mafia» foggiana, narcos marocchini e pusher del Trentino Alto Adige era Vincenzo Scognamiglio, 42 anni, pregiudicato di Torre Annunziata ritenuto molto vicino agli ambienti del clan Gionta. Questo è quanto ricostruito dai finanzieri del Gico di Trento, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia, al termine dell'inchiesta «Carthago», che ha portato a quattro arresti in Italia e all'estero, con tre ricercati e altri dodici indagati.

 
Sono in totale 73 le persone indagate ma l'unico italiano finito in carcere ieri nel blitz antidroga è proprio Scognamiglio, molto vicino ai Gionta, accusato di aver gestito l'import di diverse partite di hashish direttamente dal Marocco tramite i canali spagnoli. Altri tre stranieri sono stati arrestati a Bergamo, Trento e Cerignola. Secondo gli investigatori, il triangolo Torre Annunziata-Cerignola-Trento era garantito proprio dagli approvvigionamenti di stupefacenti gestiti dal narcos oplontino.

Il suo alloggio popolare in via Mazzini, nel cuore antico di Torre Annunziata, era stato trasformato in perfetto stile Gomorra: quadri con cornici preziose, sfarzo nelle decorazioni di mobili e sanitari, costosi oggetti di dubbio gusto e oro ovunque. Le indagini hanno portato i finanzieri sulle tracce di un carico di hashish da 900 chili, arrivato dal Marocco attraverso la Spagna, poi stoccato tra Pompei e Melito, e gestito in parte da Scognamiglio che, secondo le ricostruzioni degli investigatori, aveva preso contatti in Calabria con il gruppo Mochid, capeggiato da uno dei pusher marocchini più attivi a Trento. Dal Napoletano, poi, una parte del carico circa 40 chilogrammi era stato spedito in Puglia a bordo di una Mercedes, intercettata dai finanzieri che ritrovarono l'hashish nel bagagliaio e arrestarono i due corrieri.


Nel corso delle indagini sono stati sequestrati oltre una tonnellata di hashish e due chili di cocaina, per un valore sul mercato dello spaccio di oltre 70 milioni di euro. Per sgominare la vasta rete di narcotraffico, che si estendeva dal Marocco, passando per la Spagna, la Svizzera e l'Olanda fino ad arrivare in Italia, fondamentale si è rivelata l'attività investigativa transnazionale operata dai finanzieri trentini con la preziosa collaborazione dello Scico (Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata) della Guardia di Finanza di Roma, attraverso il ricorso a procedure di cooperazione internazionale tramite il II reparto «coordinamento informativo e relazioni internazionali» del comando generale del corpo e la dcsa (direzione centrale per i servizi antidroga) del ministero dell'interno. Sono stati, così, individuati due gruppi criminali, legati alla malavita organizzata, con elementi di spicco di camorra, quarta mafia foggiana e narcos magrebini, capaci di gestire i rifornimenti di droga per alcune piazze di spaccio in Trentino-Alto Adige, Lombardia, Basilicata, Campania e Puglia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino