Nisida, al setaccio il carcere minorile: polizia penitenziaria trova droga nelle celle

Nisida, al setaccio il carcere minorile: polizia penitenziaria trova droga nelle celle
Perquisizione in carcere, negli ultimi giorni dell’anno, a Nisida. Gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno esaminato e perquisito ogni anfratto dell’Istituto...

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Perquisizione in carcere, negli ultimi giorni dell’anno, a Nisida. Gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno esaminato e perquisito ogni anfratto dell’Istituto Penale per Minorenni. A darne notizia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. “Lo scorso 30 dicembre è stata disposta una perquisizione straordinaria”, spiega il Segretario Generale SAPPE Donato Capece. “I sospetti dei poliziotti si sono confermati fondati: è stato infatti trovato un congruo quantitativo di sostanza stupefacente. Da molto, troppo tempo arrivano segnali preoccupanti dall’universitario penitenziario minorile. Abbiamo registrato e registriamo, infatti, con preoccupante frequenza e cadenza, il ripetersi di gravi eventi critici negli istituti penitenziari per minorenni d’Italia. Rinnoviamo, alla luce del grave fatto accaduto a Nisida, la richiesta di un incontro con il Ministro della Giustizia Andrea Orlando per affrontare eventuali interventi che possano essere messi in campo dalla politica. Per altro, sarà anche l’occasione per evidenziare al Guardasigilli che la realtà detentiva minorile italiana è più complessa e problematica di quello che lui immagina e che il SAPPE denuncia sistematicamente”.


Il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, aggiunge: “E’ vero quel che ha detto  durante la consueta conferenza stampa di fine anno il  Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ossia che  avere un sistema carcerario più moderno e più umano aiuta la sicurezza. Ma oggi la realtà in Italia non è affatto così. Oggi, nelle 190 prigioni del Paese, sono presenti 58.115 detenuti, quasi 20mila dei quali sono gli stranieri, ossia ben oltre la capienza regolamentare, e gli eventi critici tra le sbarre (atti di autolesionismo, risse, colluttazioni, ferimenti, tentati suicidi, aggressioni ai poliziotti penitenziari) si verificano quotidianamente con una spaventosa ciclicità. I suicidi di detenuti in cella, poi, sono stati oltre 50 dall’inizio dell’anno, cifra mai raggiunta prima dalla nascita della Repubblica a testimoniare che il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più, con gravi ripercussioni sull’operatività delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria, umiliati dalle continue offese di una parte di ristretti intolleranti alle regole, all’ordine e alla sicurezza delle carceri”.


Netta è la denuncia del SAPPE: “Da tempo il SAPPE denuncia, inascoltato, che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza di personale – visto che le nuove assunzioni non compensano il personale che va in pensione e che è dispensato dal servizio per infermità -, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. La realtà è che sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e se non accadono più tragedie più tragedie di quel che già avvengono è solamente grazie agli eroici poliziotti penitenziari, a cui va il nostro ringraziamento. Per questo nelle carceri c’è ancora tanto da fare, ma senza abbassare l’asticella della sicurezza e della vigilanza, senza le quali ogni attività trattamentale è fine a se stessa e, dunque, non organica a realizzare un percorso di vera rieducazione del reo”. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino