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Meno di un anno fa, è bastato un tweet di Roberto Fiore ad accendere la miccia. Ricordate quella frase? «Solidarietà al popolo napoletano, contro la dittatura sanitaria». Era da poco finito il messaggio del governatore De Luca, montava la rabbia contro il coprifuoco di autunno (era il 23 ottobre scorso), sappiamo come andò a finire. Migliaia in strada, guerriglia a Santa Lucia, a partire dalla rivendicazione del leader di Forza nuova che si mosse in anticipo, forte della consapevolezza di bruciare tutti sul tempo e di mettere il cappello sulla piazza napoletana.
Meno di un anno dopo, arriva l’alert del Viminale, con un livello di sorveglianza che si alza in relazione alle scadenze dei prossimi giorni. Prima tra tutte, il giro di boa del quindici ottobre, quando il green pass diventa l’unico strumento per lavorare, per riprendersi la vita; senza contare poi alcune manifestazioni in calendario nella seconda metà del mese. Cosa accade a Napoli? Qual è lo scenario dopo i fatti di Roma? Al lavoro, rigorosamente sotto traccia, gli uomini della Digos, guidata dal primo dirigente Antonio Bocelli, in piena sintonia con quanto sta accadendo nelle principali aree metropolitane in Italia. Un lavoro che va avanti da mesi, alla luce di esperienze recenti. Da un lato le indagini dopo la devastazione di via Santa Lucia, con gli scontri all’esterno della sede della Regione; dall’altro il protocollo sicurezza, perfettamente rodato anche nelle ultime settimane, come emerso nel principale banco di prova della lenta ripresa post lockdown: parliamo del G20 dell’Ambiente, un evento tenuto in piazza del Plebiscito, nei saloni di Palazzo Reale, solo apparentemente tranquillo.
Nessun incidente, nessun momento di tensione, anche e soprattutto grazie alla bonifica effettuata in modo chirurgico dal primo all’ultimo minuto dell’evento. Un esempio? Spuntarono una trentina di sanpietrini diligentemente messi da parte, accantonati e pronti all’uso.
Si lavora sui contatti a distanza, specie attraverso i social, che potrebbero caratterizzare anche questa particolare congiuntura storica. Quanto basta per tenere alta l’attenzione, specie in vista delle manifestazioni di dissenso in materia di vaccini e di pass governativo. C’è un laboratorio di osservazione in particolare che viene monitorato: parliamo di piazza Dante, dove ogni sabato si incontrano un centinaio di dissidenti rispetto alle soluzioni adottate in chiave europea per contenere il contagio e rilanciare l’economia. Numeri bassi, decisamente bassi, rispetto alla Capitale, che rappresentano comunque uno zoccolo duro su cui poggiare un eventuale rigurgito antigovernativo.
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Il Mattino