Per Noemi è giunto il momento di lasciare l'ospedale, il momento in cui i medici iniziano a pianificare le dimissioni protette. La bimba sta sempre meglio e l'unica...
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Impensabile fino a metà maggio, quando Noemi ancora combatteva per il pieno recupero della funzione respiratoria. Il polmone sinistro, quello zoppicante perché maggiormente danneggiato dalla pallottola esplosa a piazza Nazionale il 3 maggio durante una drammatica sparatoria di camorra, non voleva saperne di rimettersi in moto. Un organo che preoccupava tutti e che ora invece è stato pienamente recuperato grazie a uno staff di medici infermieri e paramedici che hanno fatto sempre la cosa giusta nel momento giusto.
È durato circa due settimane il recupero motorio e respiratorio. Cure condotte nell'area di degenza speciale dove Noemi è stata trasferita il 28 maggio. Qui la terapia è stata somministrata attraverso il gioco, coinvolgendo anche i familiari, la mamma, il papà, i nonni e gli zii, oltre ovviamente operatori altamente specializzati. Fondamentale, in questa fase, è stata la possibilità, offerta dal Santobono, di ospitare in ospedale 24 ore su 24 anche i genitori. La vicinanza affettiva, la condivisione delle terapie e dei giochi correlati, la instaurazione di un clima molto simile a quello familiare ha accelerato non poco l'iter assistenziale e terapeutico. La svolta per Noemi è stata proprio questa dopo le settimane passate in rianimazione quando era ancora attaccata ai respiratori automatici e alla sacca per la nutrizione per endovena. Un ricordo traumatico rimosso e trasferito in una frase innocente e tenera: «Non voglio più andare a comprare le patatine in quella piazza».
IL PROSIEGUO
Ora Noemi è in condizione di lasciare l'ospedale: porta ancora il busto, un corpetto costruito su misura per lei per salvaguardare la vertebra fratturata dal proiettile. Dovrà portarlo ancora a lungo quel corsetto. Le terapie riabilitative continueranno a domicilio. I medici del Santobono hanno già preso contatto con i camici bianchi della Asl Napoli 1. Un passaggio di consegne propedeutico a una fase dell'assistenza in cui l'unica reale preoccupazione sarà quella vertebra che, nonostante abbia calcificato dopo la frattura, ancora non è allineata con i corpi delle vertebre che le stanno sopra e sotto. Bisognerà valutare con ortopedici e riabilitato come rimodellare quel piccolo osso che circonda il midollo spinale miracolosamente indenne dalla traiettoria del proiettile.
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Il Mattino