È considerato dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli il cassiere del clan Amato-Pagano, l'uomo che si occupava della contabilità e delle...
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L'INCHIESTA
Le indagini, condotte dai militari dell'Arma di Castello di Cisterna e coordinate dal sostituto procuratore Vincenzo Marra, hanno consentito di far emergere le attività illecite commesse dall'arrestato per conto del clan. Cristiano, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gestiva e riscuoteva il pizzo nelle piazze di spaccio dei complessi di edilizia popolare di Melito e Mugnano, presso le quali era possibile reperire ogni tipo di sostanza stupefacente e a tutte le ore del giorno e della notte. L'uomo curava la contabilità del clan e si occupava del sostegno economico degli affiliati attraverso il pagamento delle mesate. Cristiano fu arrestato lo scorso 19 febbraio insieme con altri sei affiliati della potente organizzazione criminale, tra cui Lino Caiazza, figlio di Pietro, uomo di punta e killer spietato della cosca operante nei comuni a nord di Napoli; Giuseppe Cipressa, boss legato principalmente alla famiglia Pagano di Mugnano, che si era unito ai fratelli Elia e a Maurizio Cancello per tentare la scalata ai vertici della cosca che ha avviato la prima faida contro i Di Lauro di Secondigliano: quella del 2004, conclusasi con il drammatico bilancio di ottantaquattro omicidi. Su Claudio Cristiano, considerato il principale cassiere del clan Amato-Pagano, hanno riferito diversi collaboratori di giustizia: il pentito Giovanni Illiano, che lo aveva indicato come affiliato al clan, nonche, unitamente a Carmine Bottino, alias Mustafa, tra gli autori dell'agguato avvenuto nel centro di Mugnano contro Giovanni Marino, «colpevole di essere passato, nel 2011, agli Abete-Abbinante». Un altro collaboratore di giustizia, Carmine Cerrato, meglio noto come Tekendo, lo descrisse invece come «fedelissimo di Raffaele Teatro (altro scissionista molto noto negli ambienti criminali dell'area nord, ndr), dal quale era anche stipendiato».
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Il Mattino