MASSA LUBRENSE. Hanno sfidato il mare mosso per rinnovare un culto e onorare una tradizione radicata da più di 40 anni: assistiti da una motovedetta, tre sub della Guardia...
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Si è così rinnovata una tradizione risalente al 1974 quando, all’inizio di settembre, Enzo Maiorca tentò di conquistare il primato mondiale di apnea nello specchio d’acqua a circa mezzo miglio a ponente del Capo di Sorrento. Il campione, però, fu costretto a rinunciare all'impresa a causa di un incidente. Successivamente Costantino Cutolo, fondatore e presidente del circolo nautico di Marina della Lobra, convinse Maiorca a tentare nuovamente la conquiista del record al largo del Vervece. Il 28 settembre l’apneista raggiunse gli 87 metri di profondità stabilendo il nuovo primato mondiale: Da quel momento divenne per tutti Enzo Maria Vervece Maiorca.
Per ricordare l'impresa e commemorare le vittime del mare fu collocata una statua in bronzo della Madonna su un piano roccioso rivolto a levante: da allora l'effigie è al centro di una festa annuale che, nel corso del tempo, ha richiamato devoti e personalità illustri da ogni parte del mondo. Promotori dell'iniziativa furono due componenti dello staff che prestò assistenza a Maiorca durante l'eroica immersione: Giuseppe Marandola, presidente dei medici cattolici napoletani, e Raffaele Pallotta d'Acquapendente, pioniere della medicina iperbarica recentemente scomparso.
A quest'ultimo è dedicata una delle tre targhe apposte sulla parete emersa dello scoglio del Vervece nei giorni scorsi. Le altre due sono in memoria di Enzo Vervece Maiorca, che di fatto diede origine al culto per la Madonna sommersa, e per padre Amedeo D’Amato, guardiano del convento di Santa Maria della Lobra all’epoca della posa della statua della Madonnina a 12 metri di profondità e primo sacerdote a celebrare la messa sulla roccia simbolo di Massa Lubrense.
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Il Mattino