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«Mio marito non apparteneva a nessun sistema criminale, è una vittima innocente di camorra. L'unica sua colpa è la sua grande generosità, si arrangiava facendo lavoretti e se nel quartiere qualche famiglia non poteva pagare aspettava il momento giusto per ricevere i soldi. Per questo lo chiamavano Robin Hood». È un fiume in piena Nunzia, la moglie di Antimo Imperatore, il 56enne ucciso questa mattina, 20 luglio, in un appartamento del Rione Fiat di Ponticelli.
«Era lì - racconta la moglie - per riparare una zanzariera».
La donna spiega che non conosceva Carlo Esposito, l'uomo che era il reale obiettivo dell'agguato. «Non ci frequentavamo - dice Nunzia - ma mio marito non ha nulla a che vedere con la camorra.
Tutto il quartiere si è stretto alla famiglia Imperatore, tanti raccontano di un uomo mite e generoso. Nel frattempo proseguono le indagini della procura e dei carabinieri per ricostruire la genesi di questa ennesima esecuzione nella zona Est della città.
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