Delitto a Boscotrecase, l'imprenditore killer rivela il movente: «Una truffa per il superbonus ​andata male»

Delitto a Boscotrecase, l'imprenditore killer rivela il movente: «Una truffa per il superbonus andata male»
Un tentativo di truffa per accedere ai fondi del «bonus 110» non andato a buon fine. Un incasso da migliaia di euro saltato, che gli avrebbe risolto seri problemi...

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Un tentativo di truffa per accedere ai fondi del «bonus 110» non andato a buon fine. Un incasso da migliaia di euro saltato, che gli avrebbe risolto seri problemi economici personali. Un rancore covato per alcuni giorni, tant’è che il presunto assassino si era procurato addirittura due pistole, una delle quali alla fine utilizzata per ammazzare il «socio» infido e traditore. Sono in corso delle verifiche da parte degli investigatori, ma sarebbe questo il movente che ha portato all’omicidio di Gaetano Ariosto (a sinistra nella foto), 49enne con diversi precedenti alle spalle, residente a San Giovanni a Teduccio, ammazzato con un colpo di pistola alla testa nel pomeriggio di giovedì a Boscotrecase.

La vittima era il fratello di Pasquale Ariosto, uno dei killer condannati all’ergastolo per l’omicidio dello zainetto, agguato di camorra del 2019, maturato nell’ambito della faida tra i Rinaldi e i Mazzarella, a cui il gruppo Luongo-D’Amico è legato. Dopo un lungo interrogatorio, la Procura di Torre Annunziata – procuratore Nunzio Fragliasso, sostituti Alessandra Riccio ed Emilio Prisco – ha fermato per omicidio volontario pluriaggravato Antonio Papa (a destra nella foto), 43 anni, incensurato di Torre Annunziata, piccolo imprenditore edile. Papa si era costituito ai carabinieri poco dopo l’omicidio per confessare il delitto, confermando la sua tesi anche in presenza del suo avvocato e facendo ritrovare la pistola utilizzata per uccidere Ariosto. 

Nel corso dell’interrogatorio, Papa ha chiesto scusa, ha pianto, ha ammesso di aver sbagliato, ha raccontato una serie di problemi di natura personale, ha parlato dei tanti debiti accumulati e del rischio di finire sotto usura, ma ha anche fornito un movente ritenuto attendibile dagli inquirenti. Il delitto è stato consumato all’interno di un locale su strada di via Rio, a Boscotrecase, che fino a qualche mese fa ospitava un minimarket. Lì all’esterno sono posizionate due telecamere, i cui filmati sono stati immediatamente acquisiti dai carabinieri della compagnia di Torre Annunziata, che indagano sulla vicenda, coordinati dalla Procura oplontina. Esclusa immediatamente la pista dell’agguato di camorra, l’attenzione degli inquirenti adesso è focalizzata sulla versione fornita da Papa in sede di interrogatorio, versione che sarà vagliata anche dal gip del tribunale di Torre Annunziata a inizio settimana, durante l’udienza per la convalida del fermo. Nel frattempo, il 43enne è stato arrestato e trasferito nel carcere di Poggioreale.  

La versione fornita da Papa racconta uno spaccato socio-imprenditoriale insolito, che ha visto il titolare di una piccola azienda edile della provincia, incensurato e di buona famiglia, affiancarsi a un pregiudicato ritenuto vicino agli ambienti della camorra di Napoli est, per provare a «rimediare» ad una situazione finanziaria tutt’altro che rosea. L’occasione per tutti era rappresentata dai fondi destinati al settore dell’edilizia tramite il «bonus 110%». Il blocco dei finanziamenti e la bocciatura di una pratica, però, avrebbero innescato una serie di liti tra Papa, Ariosto ed altre persone, al momento in fase di identificazione, fino al tragico epilogo di giovedì pomeriggio.

L’appuntamento in uno dei cantieri edili che stava gestendo l’azienda di Papa è stato il pretesto per l’ennesima discussione, degenerata in lite e culminata con l’esplosione di un colpo di pistola, che ha ammazzato Ariosto. Dopo la sparatoria, Papa sarebbe fuggito, lanciando la pistola in un terreno nei dintorni, dove poi l’arma è stata ritrovata. Se sulla dinamica sembrano esserci pochi dubbi, adesso l’attenzione degli investigatori è tutta rivolta al movente, che potrebbe celarsi in documenti e pratiche. Nel frattempo, sono già stati ascoltati come persone informate sui fatti diversi conoscenti del 43enne e dello stesso Ariosto. Vista la delicatezza della vicenda, vige il più stretto riserbo sulle indagini, che a questo punto potrebbero essere allargate ad altre persone, anche se con accuse diverse. 

 

Intanto, in attesa della convalida, la Procura ha disposto il sequestro del luogo del delitto, dell’auto di Ariosto e di alcuni cellulari. A inizio settimana sarà disposta l’autopsia sulla salma del 49enne, il cui nome compariva nei verbali di un pentito di camorra. «Francesco Rinaldi – raccontò il collaboratore di giustizia – dopo essere stato picchiato da dieci di noi per la storia dello scooter, andò presso la paninoteca di Gaetano Ariosto e butto a terra il furgone dei panini e picchiò chi stava facendo i panini». Quel raid scatenò la vendetta di sangue dei D’Amico, che uccisero Luigi Mignano nonostante si trovasse in compagnia del nipotino, nei pressi di una scuola. 

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Il Mattino