Omicidio mamma coraggio: chiesta conferma dell'ergastolo per Tamarisco

Svelato un incontro tra la moglie di Gionta e la madre del presunto mandante per scagionarlo

Matilde Sorrentino
 Dopo l'omicidio di Matilde Sorrentino, la moglie del boss Valentino Gionta e la madre di Francesco Tamarisco si incontrarono. Gemma Donnarumma e Adele Suarni ebbero...

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 Dopo l'omicidio di Matilde Sorrentino, la moglie del boss Valentino Gionta e la madre di Francesco Tamarisco si incontrarono. Gemma Donnarumma e Adele Suarni ebbero diversi colloqui perché «il clan Gionta voleva uccidere Tamarisco, era un uomo di m..., era il mandante dell'omicidio». Matilde Sorrentino era la mamma coraggio di Torre Annunziata, ammazzata il 26 marzo 2004 per aver denunciato gli orrori della pedofilia nel rione Poverelli.

In primo grado, Francesco Tamarisco è stato condannato all'ergastolo perché ritenuto il mandante di quell'efferato omicidio, un agguato in piena regola per punire la donna che, con le sue dichiarazioni, lo aveva mandato a processo e fatto condannare a dieci anni per pedofilia. Una sentenza, quella, che fu ribaltata in appello, con l'assoluzione piena di Tamarisco che, però, come ha sostenuto in udienza il procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, aveva visto la sua reputazione rovinata per sempre.

Tesi, questa, che sta segnando anche il processo in corso dinanzi alla seconda sezione della Corte d'Assise d'Appello di Napoli (presidente Alfonso Barbarano), chiamata a giudicare il ricorso presentato dalla difesa di Tamarisco. Oggi, durante la sua requisitoria, la procuratrice generale Stefania Buda ha chiesto di confermare la condanna al carcere a vita per Tamarisco ed ha ripercorso l'intera vicenda, valorizzando la riapertura dell'istruttoria con l'ascolto di diversi testimoni. Tra questi, anche il nuovo pentito della camorra di Torre Annunziata, Pietro Izzo, ex affiliato proprio al clan Gionta, del quale per un periodo è stato reggente. Dalle sue parole sono arrivate «conferme del quadro probatorio che era già solido e coerente» ha spiegato l'accusa.

Ad uccidere mamma Matilde fu Alfredo Gallo, che già sta scontando l'ergastolo. Ad assoldarlo – è la tesi dell'accusa – fu proprio Francesco Tamarisco, che lo incaricò in cambio di denaro, una costosa auto e di un vitalizio da 500 euro al mese consegnato puntualmente in carcere.

Prima di essere arrestato, Gallo fu convocato a Palazzo Fienga da Pasquale Gionta (terzogenito del capoclan Valentino) e da Umberto Onda, e confessò di aver ammazzato lui Matilde Sorrentino, confermando chi fosse il mandante. Un omicidio maturato fuori dal contesto di camorra, consumato senza il permesso del clan, per una vendetta personale legata alla vicenda della pedofilia. In quel momento, i Gionta decisero di voler ammazzare Francesco Tamarisco, ma l'agguato non fu consumato per vari motivi. Tra questi, anche l'interlocuzione tra le due «donne» di spicco: Gemma Donnarumma e Adele Suarni.

Parti civili a processo sono costituiti i figli di Matilde Sorrentino (avvocati Elena Coccia e Maria Giorgia De Gennaro) e il Comune di Torre Annunziata (avvocato Flavio Bournique). Fissate due udienze a metà ottobre per permettere ai legali di Tamarisco (oggi in aula era presente l'avvocato Alessandro Pignataro) di preparare la difesa dell'imputato.

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Il Mattino