Non mostra segni di cedimento, appare determinato a giocarsi le sue chance fino alla fine. Sa di essere al centro della partita processuale e questa mattina è pronto a...
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Un caso che resta, a distanza di mesi, inchiodato su due elementi di prova raccolti dalla Procura: la prova del Dna, in relazione alla presenza di tracce del corredo genetico di Luca Materazzo sulle armi e sugli indumenti ritrovati la notte dell’omicidio in vico Santa Maria della Neve; e la testimonianza di un barista di via Crispi, che associò il volto di Luca a quello dell’uomo che, la notte dell’omicidio, si trattenne nella toilette del proprio locale per lavare macchie di sangue. Inchiesta condotta dai pm Francesca De Renzis e Luisanna Figliolia, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso, l’accusa è di omicidio volontario premeditato finalizzato a chiudere i conti con il fratello nella delicata questione della eredità familiare. Sangue e soldi a Chiaia, violenza probabilmente covata per anni. Difese dal penalista napoletano Gennaro Pecoraro, tre delle quattro sorelle di Luca e Vittorio hanno chiesto e ottenuto di costituirsi parte civile; stessa scelta da parte di Elena Grande, la vedova dell’ingegnere ucciso sotto casa, assistita dagli avvocati Arturo ed Enrico Frojo, costituiti anche a tutela dei due figli della vittima.
Non si tratta di istanze contro Luca - bene chiarirlo -, ma la scelta di costituirsi parte civile viene ricondotta all’esigenza di essere formalmente presenti in aula in un momento cruciale per la definizione della prova e della verità giudiziaria. Intanto, questa mattina la prima mossa tocca ai legali di Luca. Difeso dai penalisti Gaetano e Maria Luigia Inserra, Luca Materazzo chiarirà a tutti quale sarà la sua strategia processuale. Un fatto è certo: chi ha incrociato Materazzo jr in questi giorni ha la sensazione che non ci sia alcuna voglia di dare inizio a una confessione sul delitto consumato sotto casa, in quel lunedì 28 novembre del 2016. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino