Giugliano. Un colpo alla nuca lei. Un colpo alla tempia lui. È finita così per Antonio Riccardo, di 55 anni, guardia giurata della Security Service, e per la moglie Annamaria...
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Erano da poco passate le 19. Un agente di polizia che abita nello stesso parco ha notato una donna riversa sul finestrino di una Fiat Panda di colore verde. Si è avvicinato: «Signora si sente male, ha bisogno di qualcosa?». Nessuna risposta dalla vettura, poi un rantolo. L’agente ha capito. Si è accostato e ha visto la scena, sangue nell’auto, il respiro flebile della donna. Dal lato del conducente il corpo riverso di un uomo, la pistola ancora in una mano e nell’altra stretta una ciocca di capelli. A terra una pantofola della donna. Sul sedile della Panda una lettera. È scattato l’allarme. La telefonata al 113, poi al servizio 118 per la richiesta di una ambulanza, arrivata sul posto dalla vicina via San Francesco.
A nulla è servita la corsa disperata al pronto soccorso dell’ospedale San Giuliano. Il colpo alla nuca ha devastato la scatola cranica. Annamaria Capuano è morta poco dopo il ricovero. I medici, che si erano preparati a un disperato intervento chirurgico, non hanno potuto far altro che constatare il decesso dopo alcuni minuti. Subito evidente invece la morte di Antonio Riccardo, il colpo alla tempia non gli ha lasciato scampo. Gli inquirenti - una squadra di investigatori inviata sul posto dal dirigente del Commissariato di Giugliano Pasquale Trocino - hanno ipotizzato immediatamente un omicidio-suicidio. L’arma trovata nella Fiat Panda è stata subito prelevata e sequestrata dagli agenti per i rilievi balistici e per le impronte digitali. Nel caricatore della calibro 9x21 in dotazione di Riccardo sono stati trovati tre colpi in meno. Sul corpo della donna un solo proiettile. Anche su di lui un solo colpo alla tempia.
Che fine ha fatto il bossolo che manca? Probabilmente il primo colpo esploso da Riccardo per togliersi la vita è andato a vuoto. A terra gli agenti stanno ancora cercando di trovare il proiettile. Per capire di più di questa tragedia si attende di conoscere il contenuto della lettera, che è all’esame degli inquirenti. La coppia, secondo il racconto dei vicini e le prime parziali ricostruzioni degli agenti, era da tempo in crisi e al Parco Giovanna abitava da diversi anni con la figlia quindicenne. Ma che cosa ha fatto scattare la molla della follia? E perché la decisione drammatica di farla finita nella macchina?
La lettera trovata nella macchina e scritta da Riccardo parlerebbe della paura di lui di essere lasciato.
La lettera. Un foglio di carta comune bianca, piegato su se stesso almeno due volte. Sono i pensieri di Antonio Riccardo, scritti forse qualche ora prima dell’estremo gesto. Una grafia insicura, piegata verso destra, con numerose cancellature. Nel suo interno frasi sul rapporto coniugale, concetti spezzati, poi ripresi. Una confusa successione di impressioni che, alla prima lettura, non sembrano avere una logica al lettore estraneo alla logica dei fatti. Si sottolinea in modo generico di «essere tornato di nuovo allo scoperto» e di «soffrire con tutto l’atteggiamento...». Concetti dapprima scritti, poi cancellati, e ancora ripetuti. Con il procedere dello scritto la grafia peggiora, i caratteri, in uno scrivere corsivo, sono tremolanti. Il biglietto e nelle mani della polizia, per le perizie del caso. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino