Omicidio Vassallo, sequestrata ​la posta al carabiniere in cella

Omicidio Vassallo, sequestrata la posta al carabiniere in cella
Spulciano tra le righe, scavano nella sua corrispondenza privata, vanno a vedere, come si fa in una partita in cui non hai alcuna intenzione di scoprire le carte. Non si sono...

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Spulciano tra le righe, scavano nella sua corrispondenza privata, vanno a vedere, come si fa in una partita in cui non hai alcuna intenzione di scoprire le carte. Non si sono fermati, lì a Salerno, battono sul carabiniere in cella, puntano a verificare se esistono tracce in grado di giustificare un’ipotesi tanto grave: la partecipazione all’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo. Va avanti da mesi il nuovo filone investigativo sulla morte del sindaco pescatore - settembre del 2010 -, con una serie di iniziative che puntano a verificare un’accusa da brividi, specie se declinata a carico di chi ha portato per anni la divisa da carabiniere. 


GLI STEP
C’è una nuova mossa da parte della Procura di Salerno, nel corso dell’inchiesta sulla morte di Vassallo, che da qualche mese punta su Lazzaro Cioffi, in passato punto di riferimento del reparto investigativo di Castello di Cisterna. È stato il pm Marco Colamonici ad acquisire in questi mesi la corrispondenza privata, in particolare tra Cioffi e la moglie, nel tentativo di ricavare conferme in grado di sostenere un’accusa tanto grave. Come è noto, lo scorso giugno, la Procura di Salerno aveva spedito un invito a comparire a carico di Lazzaro Cioffi, accusandolo di concorso nell’omicidio Vassallo. Da allora, tanto silenzio, con indagini che scavano anche su una serie di elementi di volta in volta caduti in sequestro, tra cui lettere, fotografie, cartoline, messaggi di natura privata. Ora, la nuova mossa, con il sequestro della corrispondenza intercorsa tra Lazzaro Cioffi e la moglie Emilia D’Albenzio, a sua volta coinvolta nelle indagini napoletane sullo stesso Lazzaro Cioffi. Come è noto, Cioffi è al centro di un interesse investigativo incrociato.

 

Se a Salerno Cioffi viene iscritto nel registro degli indagati per il delitto di Acciaroli, a Napoli la Procura ha chiesto e ottenuto gli arresti dell’ex brigadiere (oggi in pensione), con accuse legate al suo presunto legame con il boss del narcotraffico Pasquale Fucito. Ed è ancora in queste ore che la Procura di Napoli mette a segno una nuova mossa nell’inchiesta sulla presunta trama a protezione dei narcos di Caivano, con l’emissione di 23 avvisi di conclusione delle indagini a carico di presunti trafficanti e fiancheggiatori. Un’inchiesta, quella napoletana, che porta la firma del pm anticamorra Maria Di Mauro, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, che punta a mettere sotto processo soggetti ritenuti in grado di stabilire solidi contatti con i narcos olandesi. Inchiesta che punta i riflettori contro il presunto boss Pasquale Fucito (difeso dai penalisti Maurizio Capozzi, Angelo Raucci, Rocco Maria Spina), che sarebbe stato favorito da soffiate ad orologeria in materia di blitz di pg, violazioni ricondotte dai pm proprio a Cioffi. 

IL SILENZIO

Ed è sempre all’ex carabiniere che vengono contestate altre accuse, come quella di aver assunto un atteggiamento morbido di fronte nelle indagini contro il gruppo di Fucito. Ma come reagisce a queste accuse l’ex militare? Recluso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, Cioffi assiste in silenzio a un’azione investigativa a tenaglia, condotta da Napoli e Salerno. Difeso dal penalista Saverio Campana, l’ex militare si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell’inchiesta sul delitto di Vassallo, mentre si prepara a difendersi nel corso di un probabile processo per la storia dei presunti favori ai narcos del parco verde. Tace e assiste alle mosse messe a segno - in modo formalmente autonomo - dalle due Procure. Ma torniamo a Salerno, torniamo alla storia della corrispondenza sequestrata: gli inquirenti sono a caccia di qualcosa in grado di imprimere la svolta a un’indagine che va avanti a fatica, a distanza di oltre otto anni dal delitto del sindaco pescatore. Parole, messaggi, riferimenti da cogliere nella posta di un carabiniere che, dal canto suo, ha sempre battuto su un punto: la sua lontananza da Acciaroli, in quei giorni di settembre del 2010, la sua assenza da una località balneare che il sindaco pescatore cercava di difendere da traffici di droga e geometrie sospette. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino