Dopo un'estenuante campagna elettorale con un voto durato quasi dieci giorni e uno spoglio al rallentatore di quasi una settimana è finita con una vittoria risicata 8 a...
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Quattro le liste in corsa. Visone capeggiava «Un minimo di rispetto», Cesaro faceva parte di «Cam'on» guidata da Bruno Discepolo, «Mare» aveva come capolista Vincenzo Perrone, docente di Architettura in pensione, e infine Laam con Grazia Torre al primo posto. Tra testa e coda, tra Visone e Cesaro, si sono piazzati Leonardo Di Mauro (secondo), Lorenzo Capobianco, Bruno Discepolo, Domenico Ceparano, Sofia Tufano e Gianluca Meo (tutti di «Cam'on») e Raffaele Nappo, Paola Lista, Brigida di Somma, Marco Borrelli, Francesco Varone e Aldo Imer (tutti di «Un minimo di rispetto). Il quindicesimo è Paolo Tarantino (per la sezione B) che fa riferimento alla lista di Visone.
Adesso che succederà? A metà luglio il nuovo Consiglio si insedierà e si capirà che aria davvero tira. Visone è ottimista e soddisfatto: «Abbiamo vinto contro tutti, mondo accademico, costruttori, forze politiche. Certo un 9 a 6 ci avrebbe consentito di lavorare con maggiore tranquillità. Spero in un accordo tra i consiglieri, in una sincera sinergia perché la categoria è messa molto male». E promette: «D'ora in poi riunioni pubbliche e in streaming, per la massima trasparenza». Naturalmente è lui il candidato in pectore per la presidenza: «Avendolo già fatto conosco i meccanismi e poi sarebbe la scelta naturale essendo io il leader della lista vincente. Ma sono disposto a fare un passo indietro se si trova un candidato migliore, sebbene questa ipotesi potrebbe deludere chi mi ha votato».
Discepolo, arrivato decimo, è rimasto spiazzato dalle cordate e dal voto organizzato, ma in ogni caso guarda già avanti: «Il risultato conferma ciò che già era apparso chiaro durante la campagna elettorale, con una profonda divisione nella categoria degli architetti napoletani. Sarà un impegno prioritario degli eletti nel nuovo Consiglio, sia di coloro che saranno chiamati a guidare l'organismo sia di tutti gli altri consiglieri, ricostruire un clima di dialogo e fiducia. Il pallino adesso sta in mano a loro».
C'è, in ogni caso, il rischio dell'ingovernabilità. È quello che paventa Perrone, rimasto fuori dal Consiglio: «Cesaro e Visone sono incompatibili. La guerra continuerà e con una maggioranza risicata basterà una sola assenza per andare sotto. Senza dimenticare che alcune inchieste della magistratura sono ancora in corso». Ci sono un paio di settimane per trovare un accordo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino