Ordini, iscrizioni in calo a Napoli: «La libera professione sempre meno gettonata»

Ordini, iscrizioni in calo a Napoli: «La libera professione sempre meno gettonata»
Gli iscritti agli ordini professionali sono in calo, soprattutto nel Mezzogiorno. I giovani neolaureati preferiscono, in molti casi, il lavoro dipendente. I dati più...

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Gli iscritti agli ordini professionali sono in calo, soprattutto nel Mezzogiorno. I giovani neolaureati preferiscono, in molti casi, il lavoro dipendente. I dati più recenti divulgati dalle associazioni di categoria disegnano un quadro poco confortante per le libere professioni, con 38mila iscritti in Italia che hanno cessato l'attività nel 2020. Un effetto della pandemia, senza dubbio, ma i segnali di una progressiva disaffezione dei giovani per il lavoro autonomo sono ancora presenti. Tuttavia sussistono alcune eccezioni. «La professione di commercialista, ad esempio, esercita ancora una notevole attrattività sui giovani laureati», assicurano dall'Ordine.



Inizia oggi il viaggio del Mattino nel mondo delle professioni, un settore economico talora sottovalutato, a dispetto dei numeri. Il primo appuntamento è previsto per oggi alle 11. Ospite della web tv del Mattino il presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli Eraldo Turi, intervistato dal capocronista Gerardo Ausiello. La trasmissione sarà visibile in streaming sul sito e sui social del Mattino. Le difficoltà nell'accesso alle professioni, i servizi erogati a beneficio degli iscritti, il ruolo esercitato dagli Ordini nella regolamentazione delle professioni stesse, le soluzioni suggerite per contenere il caro-energia e l'eventuale coinvolgimento nella governance del Pnrr sono alcuni degli argomenti che troveranno spazio nel dialogo tra Ausiello e il leader dei Commercialisti. Quello delle professioni ordinistiche è un universo estremamente composito, che presenta ovviamente notevoli differenze al suo interno. Le tendenze più recenti lasciano intravedere, a grandi linee, consistenti progressi dell'area sanitaria, «quella che - secondo Confprofessioni - cresce maggiormente in termini quantitativi, rappresentando il 19% del totale dei professionisti nel 2020. A ruota i servizi alle imprese (17%) e l'area tecnica (17%) che, però, perde terreno rispetto agli anni scorsi. L'impatto del Covid 19 si fa sentire soprattutto nelle professioni a maggior specializzazione, dove si registrano le maggiori perdite occupazionali».



L'Italia è il Paese che ancora oggi conta sul maggior numero di professionisti e quello con la più forte incidenza sul resto del personale impiegato (52 ogni 1.000 occupati). Con poco meno di 1 milione 430mila unità, l' aggregato degli iscritti ad Ordini e Collegi costituiva, due anni fa, il 6,3% degli occupati totali in Italia ed il 27,1% del complesso del lavoro indipendente. Ma i residenti al Nord sono più della metà del totale degli iscritti agli Ordini. Un segnale inequivocabile del divario territoriale tra le diverse aree del Paese. I dati relativi alla Campania e all'intero Mezzogiorno devono essere considerati nella loro specificità. Quella che emerge è la netta differenza delle retribuzioni tra i professionisti delle regioni settentrionali e quelli del Meridione. Il 48 per cento degli iscritti alle casse previdenziali degli ordini professionali, nel Mezzogiorno, ha un reddito inferiore ai 20mila euro annui.



E il reddito medio al Sud equivale a meno della metà del Settentrione. La media dei compensi dei professionisti campani risulta una delle più basse in Italia. Il livello delle retribuzioni è la conseguenza dei lavori di modesta entità ottenuti spesso dai professionisti, che fatalmente vengono coinvolti in una concorrenza al ribasso. Tutti questi fattori non incoraggiano i giovani laureati ad intraprendere la libera professione. L'età media, d'altronde, è in netto aumento negli ultimi anni. In Campania il numero di liberi professionisti ultracinquantacinquenni è più che raddoppiato tra il 2009 e il 2019. Nel 2020 se ne contavano oltre 31mila su un totale di 109mila. Nello stesso tempo, è inalterato - e pressoché identico in termini geografici - il gap di genere. «Resta molto persistente - segnala Confprofessioni - la differenza di reddito tra uomini e donne quasi indipendente dalla provenienza geografica». Le donne rappresentano il 29 per cento del totale regionale.
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Il Mattino