Sono passate da pochi secondi le 19.30 e il Corso Umberto, uno dei principali centri commerciali all’aperto della città, forse l’unico rimasto nel suo genere,...
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A mantenere viva una importante strada come il Corso Umberto, infatti, è proprio l’illuminazione dei circa 500 negozi che affacciano in strada. I pali della luce e la potenza stessa delle lampade, infatti, non riescono a garantire illuminazione adeguata, accrescendo il senso di insicurezza tra i cittadini e i tantissimi turisti che ancora oggi affollano le vie del centro. Una problematica, quella dell’illuminazione pubblica carente, che si aggiunge ai tantissimi problemi denunciati negli anni dagli stessi commercianti e dai residenti. La mancata potatura degli alberi – che arrivano a invadere le finestre ai primi piani – la mancata pulizia delle caditoie, il senso di insicurezza causato dalla presenza di un gran numero di senza fissa dimora, la presenza di un invasivo New Jersey di cemento armato e i mancati interventi di spazzamento sono solo alcuni degli elementi che contribuiscono a rendere “infernale” il lavoro quotidiano degli operatori commerciali.
La singolare serrata è stata pressochè unanime, sintomo di un problema che è fortemente sentito dalla maggioranza dei negozianti. Il commercio nella zona del Rettifilo è in triste declino ormai da anni. Come hanno spiegato gli esercenti “reggere” i canoni di affitto della zona è diventato arduo anche per le attività storiche. La media dei fitti si aggira intorno ai 5.000 euro mensili. Una enormità per una zona che è ancora ben lungi dall’essere il fiore all’occhiello della città.
«Abbiamo messo in campo questa protesta – ha spiegato Loredana Scialò, portavoce del Comitato Rettifilo Shopping – perché sono anni che denunciamo questi problemi e siamo puntualmente inascoltati. Abbiamo avuto diversi incontri e nessuno ha mai saputo risolvere questo problema. Di sera senza l’illuminazione dei nostri negozi il Corso Umberto è completamente al buio. Stasera abbiamo voluto dimostrare alle istituzioni della città che non è possibile lasciare nell’abbandono questo pezzo di città e le centinaia di negozianti che da decenni lavorano in queste condizioni. Il commercio – prosegue – sta vivendo una fase critica, e questo lo sanno tutti. Alla crisi, però, si sta aggiungendo il silenzio di chi avrebbe il dovere di garantirci condizioni di vita e di lavoro migliori. Praticamente – conclude la battagliera commerciante – ultimamente lavoriamo solo per pagare un fitto alle stelle sempre più ingiustificato per gli standard di questa zona». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino