OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
La Procura generale ha chiesto la conferma dell'ergastolo per l'omicidio di Ornella Pinto. Niente sconti, per l'ex convivente della docente uccisa due anni fa nella sua abitazione, in zona San Carlo all'Arena.
In aula, il pg Musto ha chiesto la conferma della massima pena per Pinotto Iacomino, che ha sempre provato a difendersi battendo sul delitto non premeditato, ma maturato nel corso di un litigio.
Aula 317, tensione a fette, come sempre accade quando in aula si torna a parlare del delitto della docente napoletana. Ricordate il caso di Ornella Pinto? E' il 13 marzo del 2021, quando le urla di un bambino di soli tre anni squarciarono il silenzio della notte. Piangeva il piccolo, perché il suo sonno era stato violato dalle urla della madre Ornella, uccisa dal padre. Un coltellaccio recuperato nell'albergo di famiglia, un appostamento sotto casa, l'ingresso nell'abitazione dove aveva vissuto con Ornella (della serie: l'assassino ha le chiavi di casa), quelle coltellate. Per il pg Luigi Musto non ci sono dubbi: aggravante della premeditazione e della crudeltà, unica pena possibile è quella dell'ergastolo, come stabilito in primo grado, al termine delle indagini condotte dal pool reati contro le fasce deboli coordinato dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone.
Chiara la ricostruzione dell'accusa, alla luce delle indagini condotte dalla Mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini e dal commissariato Stella San Carlo all'Arena: Ornella, insegnante di sostegno, aveva chiesto a più riprese di troncare la relazione con il compagno.
In aula, hanno discusso gli avvocati Carmine Capasso e Loredana Gemelli, costituiti parte civile per conto della famiglia della vittima: l'avvocato Capasso ha sottolineato la presenza del piccolo in casa, mentre il papà infliggeva 13 coltellate sul corpo della madre; l'avvocato Gemelli ha invece fatto notare, nel corso della sua discussione, che nel corso dell'esame reso durante il primo grado, l'imputato ha sostenuto di aver usato il coltello, qualche giorno prima di uccidere la moglie, in casa, "riponendolo nel frigorifero". Stando alla ricostruzione dell'avvocato Gemelli, si tratta di una confessione involontaria, dal momento che il coltello - come hanno accertato i poliziotti - era stato prelevato da un set di coltelli di pari foggia riposti nel frigorifero in disuso di un albergo di famiglie. Parte civile anche Fondazione Polis, rappresentata dagli avvocati Celeste Giliberti e Gianmario Siani.
Leggi l'articolo completo suIl Mattino