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Da ieri l'Orto botanico, il giardino fondato da Giuseppe Bonaparte nel 1807 che custodisce circa 9mila specie vegetali e quasi 25mila esemplari, ha uno spazio intitolato a Guido Trombetti, già rettore e oggi professore emerito di Analisi matematica dell'Università Federico II. Alla cerimonia che si è svolta davanti al Castello hanno partecipato il sindaco Gaetano Manfredi, il rettore della Federico II Matteo Lorito e il direttore del sito storico Paolo Caputo. La tradizione di intitolare viali o strutture dell'Orto a personalità in vita come botanici o coloro che hanno contribuito con la loro attività alla crescita del sito è nata oltre 40 anni fa ed è di stampo anglosassone.
«Sono legatissimo a questo luogo, poiché sono stato preside della facoltà di scienze per 10 anni, poi fui eletto assessore, quindi è un legame che dura da 25 anni. Ma soprattutto rappresenta una delle cose più belle della città, dove c'è il percorso biblico, le felci, le serre califanee, qualcosa di assolutamente straordinario per napoletani e turisti». Guido Trombetti è emozionato nel giorno dell'intitolazione a suo nome del piccolo slargo antistante l'ingresso al castello. Una iniziativa che ieri mattina ha visto accorrere personalità del mondo accademico partenopeo, ma anche istituzioni e amici dell'ex rettore. «Questo luogo ha un grande pregio, quello di essere sempre aperto al territorio - ha ricordato Trombetti - i residenti del quartiere lo sentono proprio perché qui si vengono a fare foto per i matrimoni e altri eventi.
Il rettore Lorito ha ricordato come l'Orto botanico sia «un patrimonio della città sul quale la Federico II investe molto, date le plurime attività che vi si svolgono. Stiamo spingendo per tenerlo aperto ancora di più, abbiamo anche lanciato il nuovo sito e il nuovo logo per portarlo a essere quello per cui è nato cioè un Orto monumentale che univa idealmente Napoli con Palermo, dove c'è un giardino gemello. In questo quadro si inserisce l'intitolazione di uno spazio a chi, come Trombetti, ha lasciato un segno indelebile nella storia dell'ateneo». «Aprirsi ancora di più alla città» è anche il pensiero del direttore Caputo: «Compatibilmente con le sue funzioni primarie da un lato che sono le attività di ricerca e dall'altro fare in modo che questo non turbi le prime mission di un Orto botanico ossia la conservazione delle collezioni, la ricerca e la didattica per gli studenti universitari».
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