Ospedale San Leonardo di Castellammare, l'ira del primario: «Troppi pochi medici, non copro i turni»

Ospedale San Leonardo di Castellammare, l'ira del primario: «Troppi pochi medici, non copro i turni»
Cinque medici in organico nel pronto soccorso del San Leonardo di Castellammare, così pochi da non riuscire a coprire nemmeno i turni di una giornata. La notte poi sono...

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Cinque medici in organico nel pronto soccorso del San Leonardo di Castellammare, così pochi da non riuscire a coprire nemmeno i turni di una giornata. La notte poi sono sempre in due. «Un suicidio annunciato» afferma il primario dell'Unità complessa di Medicina d'Urgenza, Pietro Di Cicco: «Ad agosto ci sono giorni per i quali non riusciremo a garantire nemmeno i codici rossi, non so come fare i turni». I conti al piano terra del nosocomio stabiese proprio non tornano, negli ultimi tre mesi altrettanti medici sono andati via, uno in pensione, altri due trasferiti in altre strutture. «Lavoriamo in condizioni disumane, la situazione è ingestibile», assicura Di Cicco. Per un pronto soccorso che raccoglie un bacino di 200mila abitanti con circa 150 accessi al giorno, la coperta è troppo corta e a farne le spese sono i pazienti. All'ordine del giorno file e caos all'esterno del reparto con attese anche di dieci ore per chi arriva in codice giallo o verde. L'ultima denuncia arriva dai genitori di un ragazzino, arrivato ieri alle 17 per mettere dei punti dopo un taglio al dito e in attesa fino alle 21,30. Sei ore senza assistenza, mentre attorno era un caos di anziani e ammalati ancora da visitare. «Hanno ragione - ammette Di Cicco - le cose non vanno bene, ma come si fa a garantire un servizio con una carenza di personale così forte? La presenza di medici dei reparti non migliora l'assistenza. Ditemi voi se un oculista può avere le competenze per capire una trauma o una frattura». La direzione dell'ospedale ha infatti disposto che siano i medici dei reparti a scendere in pronto soccorso per aiutare durante i turni. «Ma non possono gestire le emergenze. Una sutura può aspettare ore perché non abbiamo i chirurghi». 

Il reparto di osservazione breve intensiva (Obi), inaugurato in pompa magna a fine 2017 ma entrato in funzione poco prima della pandemia, è chiuso. L'area Covid invece non ha personale e prima di essere trasferiti i pazienti aspettano ore. I posti per i positivi sono 12, non c'è personale dedicato, se non proprio il primario che negli ultimi due anni era stato spostato al Covid Hospital di Boscotrecase per gestire il reparto di intensiva. Di Cicco è tornato a Castellammare il 22 aprile scorso, e dalle stesse stanze dove due anni fa denunciò Scegliamo chi salvare e chi no, siamo al collasso, lancia un nuovo allarme. «So che non si trova personale, ma non può essere anche questo un problema mio - prosegue - noi siamo chiamati ad assistere al meglio delle nostre competenze centinaia di pazienti, e in queste condizioni non si riesce a garantire nemmeno un livello minimo. Dopo la fuga di chi c'era, presto assisteremo ad altri esodi, lo stress a cui viene sottoposto il medico in un reparto sotto organico è inimmaginabile». 

Le ferie sono state spalmate tra giugno e luglio, eppure a metà agosto ci saranno giorni senza due medici, e con solo tre camici bianchi è impossibile fare i turni. «Di notte i medici di turno sono soltanto due, una follia ma non ho altra scelta conclude il primario vorrei capire dove stiamo andando e come si pensa di risolvere questa emergenza. Non basta più nemmeno il sacrificio di chi c'è». 

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Il Mattino