Audizioni al via. Revocata l'immunità, tre funzionari delle Nazioni Unite in Colombia sono stati convocati in Procura nel tentativo di dare le prime risposte ai tanti...
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LE AUDIZIONI
Chiamati a fornire elementi utili all'inchiesta giudiziaria: un collega particolarmente vicino a Mario Paciolla, il responsabile della sicurezza delle Nazioni Unite in Colombia e, innanzitutto, Carlos Ruiz Massieu, capo della Missione di verifica nominato nel 2018 direttamente da António Guterres, il segretario generale che in più occasioni ha ribadito la volontà di collaborare con le autorità giudiziarie di Bogotà e di Roma.
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LA MISSIONE
Con Ruiz Massieu, sono due gli funzionari al vertice della Missione. Si tratta di Karla Gabriela Samayoa Recari, che prima di essere nominata vicecapo in Colombia, ha lavorato all'ambasciata del Guatemala in Italia. E Raúl Rosende, da tempo impegnato nelle operazioni di pace per l'Onu in qualità di mediatore tra autorità statali e gruppi paramilitari anche in Siria, Yemen e Nicaragua, nonché nel conflitto israelo-palestinese. Il direttore dell'area di verifica dell'agenzia è già finito al centro dell'inchiesta giornalistica su El Espectador portata avanti da Claudia Julieta Duque Colombia. La cronista, amica di Paciolla, ha ipotizzato che sia stato lui a trasmettere informazioni al senatore Roy Barreras che le avrebbe utilizzate per attaccare Guillermo Botero, il ministro della difesa nel novembre 2019 costretto a dimettersi. Questa fuga di notizie avrebbe scatenato tensioni nell'organizzazione e preoccupato il 33enne, tra gli autori di un report delicato per l'Onu. Una ricostruzione dei fatti smentita in più occasioni dai diretti interessati, che avranno modo di chiarire ulteriormente la loro posizione.
LA MOBILITAZIONE
«Abbiamo il diritto di sapere rapidamente come è morto Mario Paciolla», incalza il senatore Sandro Ruotolo. «Tutto ci dice che è stato un omicidio mascherato, non un suicidio, come sostenuto sin dal primo momento dalla famiglia e dagli amici del giovane napoletano ma cittadino del mondo». E conclude: «In attesa dei risultati dell'autopsia, eseguita a Bogotà e a Roma, dobbiamo intensificare la mobilitazione e insistere con il governo italiano nelle sedi internazionali per ottenere verità e giustizia». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino