Padel a Napoli, dove giocare: da Insigne a Starace tutti pazzi per le racchette

Tutti pazzi per il padel. Il sogno è quello di avere un giorno un torneo di professionisti lì dove si è giocata la Coppa Davis con le isole del golfo di...

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Tutti pazzi per il padel. Il sogno è quello di avere un giorno un torneo di professionisti lì dove si è giocata la Coppa Davis con le isole del golfo di fronte. La realtà è quella di diecimila appassionati dei quali quasi duemila agonisti che ogni giorno riempiono i circa 70 campi della Campania, lì dove ce n'erano meno della metà solo alla fine dello scorso anno. Ma perché è così divertente? Semplice: si gioca in coppia, ci sono le sponde e se proprio non sei tagliato per il tennis fa nulla. Basta che ci metti simpatia e fiato ed il resto viene da sé. Nel 2015 erano state solo 99 in tutta Italia le prenotazioni dei campi da padel. Nel 2018 si era arrivati a poco più di 240.000. È stato il 2020 l'anno di rinascita per il padel che, subito dopo la fine del lockdown, ha registrato una crescita esponenziale, toccando la soglia dell'1,6 milioni di prenotazioni di campi in tutta la penisola, sette volte di più rispetto a tre anni prima. Ad oggi, in Italia, il padel rappresenta il 25% del business del settore sportivo amatoriale, con la più alta percentuale di crescita rispetto ai suoi rivali. 

Domenico Fioravanti, due volte olimpionico di nuoto a Sydney, ha trovato nei campi di Fuorigrotta il luogo di svago ideale durante la International Swimming League alla Scandone. «Appena avevamo un momento di pausa - racconta - ci divertivamo con il padel che pratico in ogni luogo d'Italia dove mi trovo». Spesso andava a giocare anche due volte a giorno. Lorenzo Insigne lo ha conosciuto in vacanza in Sardegna. Anche Spalletti ama dilettarsi con la racchetta da padel tanto da farsi costruire un campo a casa a Certaldo. Marco Monaco del Padel Vomero organizzerà tra un paio di settimane un torneo di vip. Sui suoi tre campi giocheranno campioni del calcio e dello spettacolo per un torneo che vuole essere la prima edizione di una lunga serie. Nel 1969 il messicano Enrique Corcuera, volendo costruire un campo da paddle tennis nella propria abitazione, ed essendoci dei muri proprio a ridosso dello spazio disponibile per tracciare il campo, concepì l'idea di considerare i muri come parte integrante del campo di gioco. Corcuera poi regolamentò il nuovo gioco e lo chiamò padel. Il padel è uno degli sport più popolari in America Latina (in particolare in Argentina) e in Spagna, con 4 milioni e mezzo di praticanti amatoriali.

«Tra tesserati ed amatori - spiega Angelo Chianese, responsabile regionale della Federtennis per il padel - negli ultimi mesi saremo saliti ad un giro di 8000 appassionati con 31 tornei ufficiali. A Napoli si gioca dappertutto: a Fuorigrotta, Agnano, Vomero, Virgiliano. La Federazione ha anche nominato Eleonora Di Pietro fiduciario del padel in Campania per la cura dei maestri e dei giovani». Un boom napoletano cominciato grazie all'intuizione di un giornalista partenopeo, Manuel Parlato: «Quando aprii ero convinto che sarebbe esploso ma mi prendevano per pazzo. Lottavo contro il calcetto e la diffidenza. Ho introdotto al padel Nicola Mora, Maradona jr, Generoso Rossi, Dario Marcolin, Bruno Giordano. Oggi è una moda e questo fa piacere. Ora bisogna lavorare in due direzioni. La prima è la creazione di centri al coperto, la seconda è avvicinare i bambini». Ora siamo nella seconda fase della padelmania. «Quella dell'insegnare a giocare - aggiunge Francesco Bellucci del Rama Club scuola Accademia Tennis Napoli - il padel è stato lo sport del post pandemia. Si poteva giocare e divertirsi con quattro persone. Il futuro è imparare a giocare bene». Ma in attesa di diventare un campione bastano 10 euro a testa e una racchetta noleggiata per cominciare. Costi avvero accessibili per una disciplina di sicuro successo per il futuro.

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Il Mattino