Il nuovo fronte caldo del dibattito sulla difficile integrazione della comunità del Bangladesh a Palma Campania potrebbe essere quello dei negozi e delle attività...
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Qualche giorno fa, alle prime luci dell'alba, i vigili coordinati dal tenente colonnello Fabrizio Palladino, insieme ai poliziotti del commissariato di Nola, hanno trovato tredici extracomunitari, di origine bengalese, in un appartamento in via Municipio la cui idoneità alloggiativa era pari a sette. Immediatamente sono scattate le sanzioni a carico di proprietari e affittuari, nonché lo sgombero dei locali dalle persone in sovrannumero. «Attuando una politica serrata di controlli, mirati e costanti, è possibile far emergere tutte le situazioni di irregolarità radicatesi sul nostro territorio durante tutti questi anni. Non è un lavoro semplice, né di breve durata, ci vorrà ancora molto tempo prima di regolarizzare del tutto ogni cosa, ma stiamo trasmettendo un messaggio ai proprietari ed agli affittuari», spiega il sindaco Nello Donnarumma. Ma questo ennesimo blitz viene contestato da Giovanni De Pietro, segretario del Sindacato Immigrati Autonomo, che scrive in una nota: «Siamo dinanzi a degli abusi. Viene violato il principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione. L'attestato alloggiativo è obbligatorio solo per i casi di ricongiungimento familiare degli stranieri, che devono dimostrare di avere una casa dove far stare il coniuge ed i figli. Così si alimenta l'intolleranza».
E lo stesso sindacato dà notizia di una sentenza del giudice della seconda sezione civile del Tribunale di Nola che ha accolto il ricorso presentato da un bangladese senza fissa dimora, al quale il Comune aveva negato l'iscrizione all'anagrafe. I fatti sono avvenuto lo scorso mese di febbraio, quando ad amministrare Palma Campania non c'era ancora l'attuale sindaco Donnarumma. I funzionari del Comune avevano rigettato la richiesta dello straniero perché non in regola col permesso di soggiorno, ma il giudice Federico Girfatti ha dato ragione al cittadino del Bangladesh ed ha ordinato all'ufficio di stato civile di procedere all'iscrizione all'anagrafe, condannando l'ente a sostenere le spese legali (circa 2.300 euro). Il comune di Palma Campania ora ha presentato ricorso in appello.
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Il Mattino