Paolo Sorrentino a Napoli, festa scudetto a via Crispi per l'ultimo film

Paolo Sorrentino a Napoli, festa scudetto a via Crispi per l'ultimo film
C'è un Napoli confinato per Covid-19 che reclama il diritto a non perdere 3-0 la partita con la Juventus e un Napoli che ha appena vinto il suo primo scudetto....

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C'è un Napoli confinato per Covid-19 che reclama il diritto a non perdere 3-0 la partita con la Juventus e un Napoli che ha appena vinto il suo primo scudetto. Sembrava, infatti, di essere finiti in una macchina del tempo ieri mattina tra via Crispi e via Andrea d'Isernia: in piena city partenopea si aggirava uno sparuto drappello di una ventina di tifosi, dai volti dipinti di azzurro e le bandiere azzurre alte al cielo, che festeggiavano la vittoria del primo scudetto, quello del 1987, sfrecciando su motorini d'epoca, fumogeni alla mano. Finti cartelli pubblicitari risalenti agli anni Ottanta a coprire gli attuali, semafori gialli vecchio stile e macchine vintage a sostituire le moderne parcheggiate solitamente lungo la via, traffico bloccato a intermittenza, il tutto girato in qualche ora. Sul set, diverse comparse e Daniele Vicorito, il Gabbiano di «Ultras» di Francesco Lettieri.


Nessuna macchina del tempo, se non quella, la più magica, del cinema. A riprendere il tutto, un po' regista e un po' tifoso, Paolo Sorrentino, nel bel mezzo delle riprese di «È stata la mano di Dio», l'atteso film prodotto da The Apartment e distribuito da Netflix che lo riporta a Napoli a vent'anni da «L'uomo in più», nel cast, tra gli altri, Toni Servillo, Luisa Ranieri e Massimiliano Gallo.

Ma anche i protagonisti, come la trama, sono avvolti nel più rigoroso top secret. Sorrentino lo ha definito il suo lavoro più intimo e personale, tant'è che il titolo rimanda all'episodio chiave della sua vita e a uno dei suoi grandi miti, Diego Armando Maradona. Da sempre appassionato di calcio, nell'aprile 1987, a 16 anni, il futuro Premio Oscar ricevette il permesso dai genitori per seguire in trasferta il Napoli, a Empoli. Così non partì con la madre e il padre per Roccaraso e rimase a casa aspettando che arrivasse un amico con cui partire. Quando il citofono squillò, non era lui, ma il portiere che aveva l'incarico di comunicargli la morte dei genitori avvenuta durante la notte a causa di una fuga di gas nell'appartamento.

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«A me Maradona ha salvato la vita», ha affermato più volte il regista, che, nella notte delle stelle, ricevendo la statuetta per la «La grande bellezza», ha ringraziato le «sue fonti d'ispirazione»: i Talking Heads, Federico Fellini, Martin Scorsese e Diego Armando Maradona. Qui il gioco di parole tra la «mano de dios» del campione, che nei quarti di finale del mondiale dell'86 ha segnato alla sua maniera la vittoria dell'Argentina ai danni dell'Inghilterra, e la risposta che gli diede lo zio quando gli chiese «Perché non sono morto anche io?»: «è stata la mano di Dio».

Quanto di direttamente personale ci sarà nel film è difficile dirlo. La storia sta prendendo forma nelle prime settimane di riprese, ed altre sono ancora in programma, maltempo permettendo. Cosa c'entra con Sorrentino la sequenza notturna girato nella piazzetta di Capri, anch'essa in versione retromodernista anni Ottanta, in cui si è visto un personaggio che evocava lo sceicco Adman Khashoggi accompagnato da due belle ragazze, una più svestita dell'altra, battibeccare con dei ragazzi del posto?
 
E quanto indietro nell'autobiografia del cineasta andrà la vicenda, ambientata anche a Stromboli, dove la troupe ha ripreso scene di nudo notturne con uno Strombolicchio illuminato a giorno da un faro su Punta Lena e un personaggio - il giovane regista? - scalzo alle prese con una delle sue prime infatuazioni estive per una turista. Quel che è certo è che il regista ha frequentato l'isola ed ha voluto evocare quella stagione di bagni a Piscità e scalate sul cratere, che è stato riaperto eccezionalmente per le riprese. Altra location utilizzata la costiera sorrentina, con la masseria Astapiana Villa Giusso di Vico Equense, ma non solo.


La prossima settimana toccherà a piazza del Plebiscito, che tornerà indietro nel tempo fino a 40 anni fa, e verrà riempita di macchine d'epoca, cosa racconterà, però, non è facile da immaginare. Riprese sono in programma anche nella galleria Umberto I, mentre tra i primissimi ciak per «È stata la mano di dio» ci sono state scene sul lungomare con automobili, questa volta degli anni 50. Non ci resta che attendere per saperne di più, ma la città che festeggiava lo scudetto ieri era di sicuro più felice di quella prigioniera del Covid-19. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino