Ratzinger e Napoli, l'anatema contro la camorra e il lungo bacio all'ampolla del sangue di San Gennaro

Già nel 1992 Ratzinger riceve il premio Capri San Michele per i suoi scritti teologici

Papa Ratzinger bacia l'ampolla del sangue di San Gennaro
La statuina di Joseph Ratzinger campeggia nuovamente sulle bancarelle della via dei presepi partenopea di San Gregorio Armeno insieme a quelle dei personaggi famosi, gli artigiani...

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La statuina di Joseph Ratzinger campeggia nuovamente sulle bancarelle della via dei presepi partenopea di San Gregorio Armeno insieme a quelle dei personaggi famosi, gli artigiani napoletani le hanno ricreate ex novo in omaggio alla morte del papa emerito.

Un segnale non solo formale, ma che testimonia il legame fortissimo tra Napoli e Ratzinger, un rapporto che l’ex vescovo di Roma aveva suggellato baciando la teca del sangue di San Gennaro nella sua visita pastorale in città, dando così valore - da raffinatissimo teologo - all’amore dei napoletani verso il proprio Santo patrono. Un rapporto con la città che per Ratzinger è stato intenso ancor prima della sua elezione a papa nel conclave. Diverse le visite a Napoli dell’allora cardinale tedesco, numerose le sue lezioni di teologia nella Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale di Capodimonte, già a partire dall’inizio degli anni ‘90. 

Già nel 1992 Ratzinger riceve il premio Capri San Michele per i suoi scritti teologici. «La politica - dice in quell’occasione, nel pieno dello scandalo Tangentopoli che negli anni successivi rivoluzionerà il quadro istituzionale italiano - non può sopravvivere senza valori morali». Nel settembre del 2004 Ratzinger ritorna a Napoli da Decano del Collegio cardinalizio e consacra nel Duomo di Napoli, insieme all’allora cardinale Michele Giordano, l’arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, il teologo napoletano Bruno Forte. Un mese dopo Ratzinger è di nuovo in Campania e, ancora una volta, sull’isola azzurra per ricevere nuovamente il premio Capri San Michele per il mirabile saggio “Fede, verità, tolleranza”. Sono gli anni successivi agli attentati dell’11 settembre alle Torri Gemelle di New York, ma pure quelli che preparano la furia jihadista degli attentati in tutta Europa. «Vedo crescere - spiega il cardinale in quell’occasione - il terrorismo e il fanatismo in nome di Dio, tutti dobbiamo lottare per l’amore, la pace e contro il terrore». Pochi mesi dopo, in aprile, arriva la sua elezione a pontefice.

Il 21 ottobre del 2007 la visita pastorale di Benedetto XVI a Napoli. Prima la messa eucaristica in piazza del Plebiscito, poi l’Angelus in una Napoli bagnata da una fortissima pioggia e dal freddo che non scoraggiano comunque i napoletani dall’andare ad assistere alla venuta del pontefice. «Nella vostra città - disse il papa - non mancano energie sane, gente buona, culturalmente preparata e con un senso vivo della famiglia. Per molti però vivere non è semplice: sono tante le situazioni di povertà, di carenza di alloggio, di disoccupazione o sottoccupazione, di mancanza di prospettive future. C’è poi il triste fenomeno della violenza. Non si tratta solo del deprecabile numero dei delitti della camorra, ma anche del fatto che la violenza tende purtroppo a farsi mentalità diffusa, insinuandosi nelle pieghe del vivere sociale, nei quartieri storici del centro e nelle periferie nuove e anonime, col rischio di attrarre specialmente la gioventù, che cresce in ambienti nei quali prospera l’illegalità, il sommerso e la cultura dell’arrangiarsi. L’azione politica e la cultura possono essere l’antidoto contro il male e la scuola e il lavoro possono mettere i giovani in salvo dalla camorra».

Parole ancora oggi attualissime come ricordato anche dall’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia. «Come non ricordare - ha detto il vescovo - tra le tante immagini di quella visita, il lungo bacio al sangue del nostro Patrono e Martire Gennaro. Non un bacio qualsiasi. Non una leziosità qualunque. Piuttosto l’omaggio dato, in quel gesto di venerazione, all’intero popolo di Napoli, attraverso una presenza che nutre la storia con il richiamo al sacrificio e alla speranza, un bacio dato con tutta la lucidità della mente e della ragione, ma con la forza straordinaria del cuore, la stessa con la quale esortava la nostra città a non arrendersi nel suo messaggio a conclusione del Giubileo per Napoli». 

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Il Mattino