Napoli, viaggio tra i parcheggiatori abusivi | 1 Peppe 'O Biondo (ma i capelli sono brizzolati) lavora da 23 anni fuori...
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Peppe 'O Biondo (ma i capelli sono brizzolati) lavora da 23 anni fuori al Loreto Mare. I suoi clienti abituali sono medici e infermieri. Gli lasciano le chiavi, all'uscita se le riprendono. Salutano. Buongiorno e buonasera. Nelle mani del parcheggiatore abusivo scivolano delle monete. A volte spiccioli, a volte niente. Saranno abbonati.
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«Non c'è una tariffa» si affretta a precisare Peppe. «Mi pagano il caffè». È una risposta vecchia come l'invenzione del motore a scoppio. Insieme con lui lavorano altre tre persone. «Facciamo i turni». Se gli si chiede conto del pizzo, quello che loro chiedono agli automobilisti assetati di una sosta, e quello che loro stessi pagano ai clan, viene fuori la zona grigia che come il Nulla de «La Storia infinita» di Ende ingloba il regno di Fantàsia. Tutti ne sono marchiati, per una ragione semplice assai: è un mercato dove la domanda supera l'offerta.
Napoli, la voce dei parcheggiatori abusivi
E ci si arrangia, fregandosene delle regole. Tutti, il professionista, il malato, l'impiegato, la commessa, lo studente, il ragazzo che va al cinema, la coppia che vuol passare una serata al ristorante, tutti, hanno bisogno di un posto senza sòle, dove parcheggiare la macchina. Ma i posti sono pochi. Le soluzioni sono scarse. Oppure sono care. Lasciare l'auto in un garage del centro per una giornata può costare fino trenta euro. L'illegalità è più economica. Conviene. Con due euro, al massimo cinque, estorti o concessi con complicità, passa la paura.
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