Parco archeologico sommerso di Baia: i tesori ritrovati nel mare

Statue e miniature sono lì da duemila anni, incredibilmente intatte, protette dalla sabbia

L'altare ritrovato nel mare di Baia
Altro che ventimila leghe sotto i mari. Basta indossare maschera e boccaglio, tuffarsi e nuotare, o immergersi con bombole e muta da sub per passeggiare nella storia o,...

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Altro che ventimila leghe sotto i mari. Basta indossare maschera e boccaglio, tuffarsi e nuotare, o immergersi con bombole e muta da sub per passeggiare nella storia o, semplicemente, fissare il pavimento trasparente dei battelli che trasportano napoletani e turisti tra i tesori d'epoca romana ritrovati sui fondali di Baia. Statue e miniature sono lì da duemila anni, incredibilmente intatte, protette dalla sabbia: si possono scoprire con le mani, sfiorare e fotografare. «Anche l'ultimo, spettacolare mosaico è stato trovato così: appena qualche giorno fa», dice l'architetto Filomena Lucci, mentre sale a bordo di Cymba, la prima di tre imbarcazioni che permettono di ammirare il patrimonio quasi segreto, per effetto del bradisismo che lo ha inabissato, ancora per pochi. Sedicimila i visitatori in un anno nei sei percorsi proposti, «di cui due creati di recente, perché le ricerche continuano», dice orgoglioso il direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei, Fabio Pagano, spiegando che la parte sommersa, di 170 ettari, è la più grande al mondo. «Allora bisogna lavorare affinché sia nota a tutti», promette il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, pronto anche lui a imbarcarsi insieme con il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, ex governatore della Sicilia («Come me, un altro prodotto della Magna Grecia», lo definisce l'ex direttore del Tg2). 

Cinque minuti dopo aver sciolto le cime, da prua si scende nella carena, ovvero a 1,8 metri di profondità. Qui, pigiati i sediolini pieghevoli con vista su vetri spessi tre centimetri e contrassegnati dai colori rosso e blu, per indicare rapidamente da quale lato voltarsi, inizia il tour. Con suspense. «Il giorno dopo il maltempo non è detto che le tracce siano chiarissime», avverte Nicla Lembo, la guida, aprendo la cartina su punta Epitaffio, il cosiddetto ingresso a Protiro, la villa dei Pisoni e le terme del Lacus con le sue sorgenti interessate dagli ultimi ritrovamenti. Ma, d'improvviso, la sua voce è superata dai commenti e gridolini di entusiasmo. Ecco il mosaico dei lottatori, ecco le tessere policrome e geometriche tra i saraghi, ecco il ninfeo di Claudio con i suoi marmi bianchi e lindi, i più suggestivi con il mosaico dei pesci (non avvisato, però, in questa circostanza). «Ulisse rimane senza testa, l'altra scultura rappresenta una figlia dell'imperatore», spiega la 38enne, prima che il comandante del battello imbocchi la via Ercolanea e arrivi il momento di risalire sulla linea d'orizzonte, da prua. Intorno non ci sono sup e canoe, fa ancora troppo freddo, ma la brezza durante la navigazione è piacevole, e si prosegue verso Pozzuoli, lungo la costa, per quasi due chilometri, ricordando l'importanza del portus Julius voluto da Augusto, con la sua imponente flotta militare, senza precedenti. «Proprio qui è stato individuato, lo scorso gennaio, uno straordinario mosaico con motivo a onde che ha portato a intensificare le ricerche fino a individuare un ulteriore complesso termale, dotato di vasche e sale a pianta circolare, al centro dei prossimi interventi di scavo», sintetizza Pagano. La ripa puteolana è invece famosa per gli infiniti magazzini al servizio delle navi, per i mercanti e i pellegrini provenienti da ogni angolo del Mediterraneo. Nel vicus Lartidianus, da poco esplorato, si trova il portico delle Ninfe con 14 colonne in 65 metri, i resti di una strada e di diversi edifici; nel vicus Annianus, un altro settore del lungomare, si contano 26 granai per ogni fila, sovrapposti su due o tre piani. Ma, nella traversata di eccezione organizzata con i due componenti del governo Meloni, si punta dritto verso i due altari, del I secolo dopo Cristo, inseriti nel grande tempio dei Nabatei sul fondale a Pozzuoli, tanto simili a quello custodito nel castello di Baia, e di recente ritrovati e studiati dall'università Vanvitelli, dalla Scuola superiore meridionale e dalla soprintendenza. «È strettissimo il legame tra mare e cultura», osserva il direttore generale per Archeologia, belle arti e paesaggio del ministero, Luigi La Rocca. E Musumeci annuncia un protocollo d'intesa specifico, per l'archeologia subacquea, coinvolgendo più ministeri e i privati. «Decisivo è fare rete», rimarca il direttore generale dei Musei Massimo Osanna, che vuole creare un parco archeologico autonomo anche a Capri e annuncia una rivoluzione, dal 30 giugno, per l'acquisto dei biglietti nella maggior parte dei siti italiani («Senza più code, tramite un'unica App»). 

Una volta sbarcati, palazzi e piscine e domus, ma anche banchine, negozi e depositi, ricostruiti in 3D, si ammirano sullo schermo allestito nelle terme di Baia, all'ombra di un fico capovolto, con le radici in alto e le foglie in basso. «Due esponenti della politica romana qui non si vedevano dai tempi dell'impero», fa notare il sindaco di Bacoli, Josi della Ragione, che chiede più attenzione, in primo luogo, per affrontare le difficoltà nei trasporti. Da un sondaggio di nemmeno tanto tempo fa risulta che c'è chi si sposta in autostop, pur di raggiungere l'antro della Sibilla a Cuma. E la stazione di Baia, della Cumana, è destinata a restare chiusa almeno per otto mesi ancora per i lavori. «Vanno intensificati i collegamenti anche con Pompei», rilancia il primo cittadino di Pozzuoli, Luigi Manzoni

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Il Mattino