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Quarantasette anni, 220 chili, prima di Natale è stato operato di nefrectomia radicale robotica al Pascale, ed è stato dimesso dopo una degenza post-operatoria di appena due giorni. Ottime, assicurano i medici, le sue condizioni generali. Eppure questo paziente era considerato con un elevatissimo rischio intraoperatorio in quanto fortemente obeso e con una funzione respiratoria seriamente compromessa dalle conseguenze post Covid 19 di cui si era ammalato.
«Nonostante ciò - spiega Sisto Perdonà, capo dipartimento dell'uro ginecologia del Pascale - è stato attivato un percorso clinico assistenziale che ha permesso attraverso l'uso della chirurgia robotica e della programmazione pre-operatoria con la tecnologia 3d, la completa rimozione del tumore, permettendo al paziente di tornare a casa per Natale, dopo due giorni appena di degenza». L'intervento è stato eseguito dall'equipe dell'unità operativa di urologia diretta da Sisto Perdonà e composta dai dottori Giovanni Grimaldi, Giuseppe Quarto, Luigi Castaldo, Alessandro Izzo, Raffaele Muscariello, Dario Franzese e Antonio Tesone, coadiuvata dagli anestesisti Giorgio Torre e Maria Maciariello, con la collaborazione del personale di sala operatoria, gestito da Francesco del Prato del reparto di Urologia gestito della coordinatrice Claudia Del Monaco.
Il vantaggio della chirurgia robotica è quella di ridurre al minimo il trauma dell'intervento grazie a piccole incisioni al posto di estese laparotomie, con ridotte perdite ematiche, minor dolore post operatorio, una più rapida ripresa dell'alimentazione e delle funzioni intestinali, riduzione dell'immunodepressione e delle infezioni della ferita chirurgica, che ovviamente permettono una degenza ospedaliera più breve.
L'attività di chirurgia mininvasiva del Pascale, dal primo periodo del Covid non ha avuto eguali in tutta Italia con oltre 600 interventi, numeri che confermano l'urologia dell'Int di Napoli tra i centri di eccellenza in Italia. «Siamo innanzitutto contenti - dice il direttore generale del polo oncologico, Attilio Bianchi - che il paziente abbia potuto risolvere il suo problema di salute e di aver potuto contribuire a questo, come Istituto e come equipe. Il Pascale non si è mai fermato e continua a non fermarsi anche di fronte a obiettive difficoltà. Grazie a questa squadra di professionisti, chirurghi anestesisti infermieri di sala e di reparto e tutto il personale di supporto, nelle competenze specialistiche e nelle sensibilità umane».
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