Patrizia Esposito, presidente del Tribunale dei Minori di Napoli: «Troppi baby delinquenti? No agli arresti obbligatori»

Patrizia Esposito, presidente del Tribunale dei Minori di Napoli: «Troppi baby delinquenti? No agli arresti obbligatori»
«Parlare di arresti facoltativi e non obbligatori per i minori che delinquono non significa assumere atteggiamenti improntati allo scarso rigore. Tutt'altro: resto...

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«Parlare di arresti facoltativi e non obbligatori per i minori che delinquono non significa assumere atteggiamenti improntati allo scarso rigore. Tutt'altro: resto convinta dell'importanza di analizzare ogni caso nella sua specificità, alla luce di un percorso di crescita individuale vissuto dallo stesso minore». Pensiero e sensibilità del giudice Patrizia Esposito, presidente del Tribunale dei Minori, che interviene nel dibattito aperto dal Mattino sulla presenza dei bimbi soldato a Napoli, sulla proliferazione delle armi in città, ma anche sulla scarsa deterrenza delle sanzioni adottate nei confronti di un giovane che delinque. Ma proviamo a ragionare sulla scorta degli interventi fino a questo momento ospitati, a proposito della principale emergenza che si registra nella città delle bombe lanciate nei cortili condominiali, delle stese e delle centinaia di armi sequestrate ogni anno. È stato il procuratore generale Luigi Riello a soffermarsi sul senso di impunità che appartiene ad alcuni minorenni (che violano la legge all'insegna del «tanto non possono farmi niente»), al punto tale da spingersi a valutare l'opportunità di rivedere il principio della discrezionalità degli arresti per i minori colti a delinquere in flagrante; un tema sul quale ha ragionato diversamente la procuratrice dei minori Maria De Luzenberger che, sempre sulle colonne del nostro giornale, resta convinta dell'importanza di mantenere discrezionale l'arresto per alcuni reati (tranne quelli legati al possesso di armi da sparo di provenienza illecita). E cosa ne pensa chi presiede il Tribunale che giudica i minori, in un territorio dove si è pericolosamente abbassata l'età di chi consuma reati?

Presidente Esposito, c'è la sensazione di un eccesso di buonismo, di perdonismo da parte dei giudici minorili. Non è che per smaltire i tanti fascicoli che vi giungono, si arriva a chiudere i casi in modo sbrigativo, all'insegna del perdono giudiziario?
«Non è assolutamente questa la strada che seguiamo, né è il giusto modo per affrontare la complessità dell'emergenza minorile sul nostro territorio. Vede, il giudice minorile applica le norme del Legislatore con grande equilibrio e prudenza e lo fa analizzando caso per caso, sulla scorta delle specifiche condotte, della valutazione della pena, ma anche di tutto quanto lo Stato è in grado di mettere in campo per assicurare il ripristino delle regole, a tutela della società e delle parti offese, ma anche della riabilitazione di un minore ritenuto responsabile. Diciamo che su questo punto mi trovo pienamente in sintonia con la procuratrice De Luzenberger: occorre insistere sulla giustizia riparativa, investire sulla possibilità che un minore possa vivere e accettare su di sè la responsabilità della propria azione».

Veniamo a un altro istituto spesso al centro delle polemiche, come la messa alla prova.
«Pensi che è un istituto che di recente è stato mutuato anche dall'ordinamento giuridico per i maggiorenni».

Intanto, però chi ha consumato un omicidio o un attentato, rischia di ritrovarsi libero con tanto di estinzione di reati gravissimi. Crede che sia possibile contrastare così i killer di ultima generazione?
«Guardi che questo istituto non è una banalizzazione del male, ma un percorso attraverso il quale si contrasta la banalizzazione: tende a far sì che il ragazzo interiorizzi quanto accaduto e ne prenda coscienza. Se l'esito è positivo la società recupera un suo cittadino e il reato è estinto. In caso contrario il processo riprende. Non c'è nulla di automatico, tutto passa attraverso un preliminare esame sull'ammissibilità della messa alla prova, che se si conclude con un esame favorevole, una volta applicato il percorso, viene seguito passo dopo passo e valutato con rigore e attenzione».

Scusi, ma cosa accade nei due o tre anni di messa alla prova, al punto tale da trasformare un killer reo confesso in cittadino integrato?
«Il ragazzo verrà indotto a seguire corsi di legalità, svolge attività socialmente utili ed è chiamato a fare revisione critica, potrà comprendere il disagio che le sue azioni hanno provocato. Talora è previsto che rimanga in strutture lontane dalla famiglia e dal suo contesto abituale, indotto a seguire regole stringenti che non ha mai osservato».

Scusi se la interrompo, provo a ricordare che tre stupratori reo confessi di una minorenne a Posillipo hanno ottenuto la messa alla prova (che cancella un reato spregevole come lo stupro di una ragazzina) grazie a un corso di pizzaioli.
«Le ricordo che non è sempre così e che noi siamo tenuti ad affidarci alla rete di servizi che il territorio ci offre. Abbiamo bisogno di collaborazione di tutti gli enti disponibili, la formazione-riabilitazione è materia complessa, le assicuro che non si passa solo attraverso un corso per pizzaioli o un paio di convegni sulla legalità».

Altro tema decisivo riguarda la frequenza in classe. Le sembra giusto che, appena pochi giorni fa, la procuratrice dei minori ha dovuto sollecitare i direttori scolastici a spedire segnalazioni su casi di evasione tra i banchi? Possibile che gli allarmi non siano automatici?


«Condivido la scelta della procuratrice, a proposito della necessità di richiamare tutti ad essere responsabili, ciascuno nel suo ruolo, in modo tempestivo ed efficace. È fondamentale avere notizie sulle reiterate assenze tra i banchi dei nostri alunni».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino