Patrizio Rispo, da testimonial a paziente: «Ho sconfitto il cancro, fate prevenzione»

Patrizio Rispo, da testimonial a paziente: «Ho sconfitto il cancro, fate prevenzione»
Era stato il professore Vincenzo Mirone a insistere, quando lo aveva chiamato come testimonial della campagna per una prevenzione contro il cancro alla prostata. La visita con il...

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Era stato il professore Vincenzo Mirone a insistere, quando lo aveva chiamato come testimonial della campagna per una prevenzione contro il cancro alla prostata. La visita con il primario di urologia, al Policlinico della Federico II, non era legata a un appuntamento ragionato, ma la circostanza, decisamente fortuita, aveva portato alla diagnosi precoce della neoplasia così comune tra gli uomini e tante, troppe volte sottovalutata. «Solo che, nel 2016, il mio intervento chirurgico saltò, perché venne a mancare la corrente elettrica in ospedale: sono stato appena operato», rivela Patrizio Rispo. Alias Raffaele, il portiere in "Un posto al sole", di ritorno sul set: l'attore, anche vicepresidente del consiglio di amministrazione del Mercadante, racconta la storia incredibile tra una pausa e l'altra, durante le riprese.

Allora, com'è andata?
«Ho avuto due tumori, che ho tolto proprio dieci giorni fa».
Ed è già al lavoro?
«Sì, mi sento benissimo: mi hanno dimesso la mattina dopo l'intervento».
In quale struttura è stato operato?
«All'ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, che si è dotato di una nuova tecnologia non invasiva a ultrasuoni focalizzati».
Il macchinario, dal costo di un milione, permette di evitare anche la radioterapia, eliminando in un'unica seduta i tessuti cancerosi: chi l'ha informata di questa possibilità?
«Giovanni Di Lauro, il primario del reparto di Urologia, che mi segue da tempo».
Perché la diagnosi risale a sei anni fa...
«Sì, l'ho avuta quando mi chiesero di girare uno spot sulla prevenzione. E, da quel giorno, sono stato anche io sotto stretta sorveglianza».
Da testimonial a paziente, è un attimo.
«Ho eseguito i controlli ogni sei mesi».
Perché non più l'operazione?
«Ero in sala operatoria, quando andò via la corrente elettrica».
Un colpo di scena da film.
«Mi dissero di ritornare la sera, che con i generatori non avrebbero potuto procedere».
E invece...
«La corrente elettrica, quella sera, non era ancora tornata: lo interpretai come un segnale di mia madre, che non voleva mi operassi».
Si affidò alla scaramanzia e rinunciò alla chirurgia.
«Con il senno di poi, posso definirlo un miracolo. L'intervento nel 2016 sarebbe stato invasivo; con il trattamento di eccellenza, possibile grazie questa apparecchiatura, non ho avuto alcun tipo di conseguenze. Ma, sottoponendomi regolarmente agli accertamenti, non ho lasciato niente al caso».
Come ha vissuto, però, tutto questo tempo? Angosciato dal cancro?
«Ho convissuto bene con la malattia, perché temevo di più le conseguenze dell'operazione. E la mia attesa vigile ha consentito alla ricerca di fare importanti passi avanti».
Fino alla decisione di intervenire, e finalmente poter raccontarla.
«Io non faccio altro che sostenere campagne di prevenzione perché sono l'unica grande difesa dalle malattie, come dimostra quel che è successo a me. Ma la prima medicina è nella testa».
Ossia?
«Serve un atteggiamento positivo, combattivo».
Vuole lanciare un appello?
«Oggi, in un modo o nell'altro, si risolvono patologie che fino a poco tempo fa sono state motivo di terrore. Lo ripeto a tutti quelli che incontro, e li invito a fare i controlli, ad aderire agli screening».
Ne ha rivisti molti, da paziente, anche in ospedale?
«Sì, diverse persone mi hanno contattato dopo, per ringraziarmi, perché il suggerimento ha consentito loro di scoprire neoplasie e altre malattie che non immaginavano: così si sono curate».
Lei ha deciso di operarsi al Sud.
«Con convinzione. Sono anche testimonial dell'istituto tumori Pascale e del Pausilipon».
Può bastare parlare di prevenzione?
«Dal polo oncologico pediatrico gli operatori mi chiamano, quando mancano i donatori di sangue, e io faccio un video e poco dopo si fa la fila per la raccolta».
Quasi si commuove.
«Quanto serviamo, noi persone amate, a sensibilizzare su questi argomenti...».


Oggi più di ieri.

 

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Il Mattino