Perquisizione sede Usb Roma, a Napoli in piazza con pistole ad acqua: «Le nostre armi sono gli scioperi»

«Carabinieri perquisiscono la sede Usb di Roma. Un atto grave e un'assurda provocazione. Non cederemo a minacce e intimidazioni» è questo il testo...

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«Carabinieri perquisiscono la sede Usb di Roma. Un atto grave e un'assurda provocazione. Non cederemo a minacce e intimidazioni» è questo il testo dello striscione che hanno portato in piazza del Plebiscito, insieme ad alcune pistole ad acqua, alcuni referenti dell’unione sindacale di base. Denunciando, all’esterno della prefettura partenopea, la perquisizione - avvenuta intorno alle 11 di questa mattina - da parte dei militari dell’Arma nella sede nazionale del sindacato a Roma. Dove i carabinieri, allertati da una segnalazione anonima, hanno trovato nello scarico di un water una pistola «avvolta nel cellophane e immersa nell'acqua».

Un evento, a detta dei sindacalisti campani, «che non si era mai verificato». Gli stessi che ora storcono il naso ricordando che «proprio nelle ultime settimane l’Usb si sta mobilitando, in tutta Italia, contro l’invio di armi in Ucraina». Così, appresa la notizia del blitz romano, intorno alle 14 e 30 circa una ventina di manifestanti si sono recati al Plebiscito dove hanno inscenato – in contemporanea con tante altre città d’Italia - un sit-in di protesta portando in piazza bandiere, striscioni ed armi giocattolo, contro quella che definiscono «una provocazione nei nostri confronti».

«L’unica arma che abbiamo – racconta Vincenzo De Vincenzo, membro dell'esecutivo nazionale Usb – sono gli scioperi e le lotte dei lavoratori. Queste sono le lotte che facciamo». «Lotte – precisa De Vincenzo, richiamando allo sciopero nazionale indetto dall’Usb per il prossimo 22 aprile, “Contro il governo del carovita e della guerra”, si legge sul volantino che distribuiscono in piazza gli stessi sindacalisti – che a volte fanno persino più male delle cosiddette lotte armate perché significa sollevare migliaia di lavoratori contro quelli che sono gli atteggiamenti, aggressivi, nei confronti dei ceti meno abbienti. La manifestazione, del prossimo 22 aprile, l’abbiamo chiamata “variante operaia” per esprimere, dopo le varianti del Covid, il nostro no alla guerra, ma un si' alla pace. In queste settimane i lavoratori di Usb, in prima persona, stanno bloccando il traffico di armi che mandano verso l'Ucraina perché' questo incrementerebbe il livello di scontro e non alimenterebbe la pace. Chi dice queste cose è considerata evidentemente una voce fuori dal coro e non va ascoltata ma isolata».

La perquisizione nei locali della sede principale del sindacato, in via dell'Aeroporto a Roma, la «definiamo una provocazione, perché' il momento politico consente una provocazione nei nostri confronti: in questo momento c’è stata una questione legata alla ripresa delle lotte che proviamo a mettere in campo» ricalca De Vincenzo.

«Noi non usiamo armi – spiega, invece, la sindacalista Gina Atripaldi, mentre ci mostra con un ghigno di sorriso la sua pistola ad acqua – c’è un antico detto napoletano che dice “chi ha la lingua rompe le ossa”. Con il dialogo si riescono a colpire le situazioni più di quanto si potesse colpire con un’arma. Noi siamo contrari alle armi, proprio per questo portiamo avanti una battaglia fatta di scioperi e di continui attacchi al Governo attraverso le manifestazioni, legittime, dove rivendichiamo i diritti dei lavoratori, ma non solo».

«USB – scrivono in una nota i sindacalisti, annunciando una conferenza stampa per le ore 17 di oggi nella sede nazionale dell’unione sindacale di base - denuncia la chiara ed evidente macchinazione contro un sindacato conflittuale, una messa in scena che fa comodo a molti, troppi. I locali di via dell'Aeroporto sono quotidianamente aperti al pubblico, come tutte le sedi USB. Di certo l'ultimo posto in cui nascondere qualcosa, figurarsi delle armi».

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Il Mattino