Quello organizzato nella notte tra mercoledì e giovedì da alcuni meridionalisti è stato un vero e proprio blitz contro l’attuale toponomastica...
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L’operazione realizzata dai meridionalisti – che hanno preferito mascherare la loro identità – non è la prima del genere realizzata in città. Già alcuni anni fa alcuni gruppi sono entrati in azione per restituire ad alcune importanti strade cittadine gli antichi nomi pre-unitari. Il corso Vittorio Emanuele ritornò così ad essere corso Maria Teresa, piazza Garibaldi ritornò ad essere piazza della Ferrovia e piazza Dante per alcune ore ritornò ad essere il Foro Carolino.
«Abbiamo realizzato questa azione – spiegano gli autori del gesto simbolico – per dimostrare che la memoria è viva e che è arrivato il momento di restituire alle nostre strade i nomi che avevano prima della scellerata conquista del regno delle Due Sicilie da parte dei Piemontesi. Napoli non ha nulla a che vedere con il signor Camillo Benso, conte di Cavour, un piemontese che qui a Napoli non ha mai messo piede, conosciuto dai napoletani dell’epoca solo per le manovre fatte per conquistare un regno pacifico senza dichiarare guerra. Crediamo – proseguono i volontari – che sia molto più giusto intitolare l’antico largo delle Pigne a Totò, un uomo che ha dato lustro alla nostra città in tutto il mondo e che, secondo noi, non è adeguatamente celebrato».
Nonostante l’ora tarda molti cittadini si sono avvicinati per chiedere informazioni e per scattare qualche selfie nella “nuova” piazza Totò. A chi li accusa di aver realizzato un atto vandalico i meridionalisti hanno risposto: «Non c’è alcun atto vandalico, non abbiamo distrutto niente. Il nostro gesto è un gesto puramente dimostrativo. Abbiamo usato colla acrilica che va via con l’acqua e carta gommata. Non abbiamo dipinto niente e ne tantomeno pretendiamo di sostituirci alle istituzioni. Al sindaco de Magistris – la rivendicazione – vogliamo ricordare che per farsi eleggere ha sbandierato più volte la sua napoletanità. Crediamo sia arrivato il momento di fare un gesto coraggioso e cancellare per sempre i nostri conquistatori dalla nostra toponomastica». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino