Nel suo canto libero la voce di una città così vicina, così lontana

Nel suo canto libero la voce di una città così vicina, così lontana
Dopo la morte di Troisi, ripeteva: «È come se Massimo fosse presente nelle mie giornate. Faccio finta che ci siamo appiccicati, che abbiamo litigato e che solo per questa...

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Dopo la morte di Troisi, ripeteva: «È come se Massimo fosse presente nelle mie giornate. Faccio finta che ci siamo appiccicati, che abbiamo litigato e che solo per questa ragione non ci sentiamo più». Napule è un silenzio, oggi. È una parola, anzi due, che ci resta nella gola: Pino Daniele. Zio Pino.




Il Pino della nuova Napoli tanto a lungo sognata, inseguita, mai raggiunta, l’icona che più di trent’anni fa ruppe l’oleografia e cancellò una vecchia immagine della città che non esisteva più, ma che ancora dettava legge. È un’assenza che diventa assedio, e persino rabbia, perché non possiamo far finta di esserci appiccicati con lui, il 16 e 17 dicembre al Palapartenope aveva incantato tutti. A Capodanno era sembrato stanco, ma in fondo a lui la tv non interessava più di tanto.







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Il Mattino