Nel suo canto libero la voce di una città così vicina, così lontana

Nel suo canto libero la voce di una città così vicina, così lontana
di ​Federico Vacalebre
Martedì 6 Gennaio 2015, 08:55 - Ultimo agg. 13:57
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Dopo la morte di Troisi, ripeteva: «È come se Massimo fosse presente nelle mie giornate. Faccio finta che ci siamo appiccicati, che abbiamo litigato e che solo per questa ragione non ci sentiamo più». Napule è un silenzio, oggi. È una parola, anzi due, che ci resta nella gola: Pino Daniele. Zio Pino.



Il Pino della nuova Napoli tanto a lungo sognata, inseguita, mai raggiunta, l’icona che più di trent’anni fa ruppe l’oleografia e cancellò una vecchia immagine della città che non esisteva più, ma che ancora dettava legge. È un’assenza che diventa assedio, e persino rabbia, perché non possiamo far finta di esserci appiccicati con lui, il 16 e 17 dicembre al Palapartenope aveva incantato tutti. A Capodanno era sembrato stanco, ma in fondo a lui la tv non interessava più di tanto.