È una grande responsabilità mettere le mani sul patrimonio musicale lasciato da mio padre, soprattutto su quello inedito. Quando la Universal Music mi ha proposto di realizzare...
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Infatti ho lasciato completamente integre le registrazioni ed i provini, dall'inizio alla fine di ogni brano… così facendo si svelano i rumori della sala di registrazione… dagli annunci vocali dell'inizio dei brani al nastro che si riavvolge alla fine della registrazione, fino alle battute tra Pino ed i musicisti. Personalmente trovo magici i provini fatti in casa. In sottofondo si sente il respiro della città, dal traffico alle voci dei passanti in mezzo alla strada, è tutto molto vero, caldo, ed è un vero e proprio documento audio. Papà mi disse «ogni album è lo specchio di me stesso, un insieme di tutte le esperienze vissute fino a quel momento»... ma anche l'occasione ed il veicolo per parlare di te e dei tuoi stati d'animo. Ricordo che Pasolini diceva che il primo modo di comunicare con gli altri è essere se stessi, ed ho sempre ritrovato questa verità in tutti gli album di mio padre… anche se principalmente per lui il suo codice per comunicare è sempre stata la musica.
«Tracce di libertà» è un vero percorso emozionale reso possibile grazie ai ricordi delle persone che hanno partecipato alla creazione di quello che è stato: uno è l'amico di sempre Rosario Jermano (che fin dall'inizio credette in Pino spingendolo a realizzare i primi provini) e dall'altra parte mia madre Dorina (all'epoca fidanzata di mio padre ed anche corista nel primo album); hanno conservato con cura i nastri, le foto ed i ricordi… senza i quali questo progetto non sarebbe stato possibile.
«Tracce di libertà» è tracce di vita, ma senza entrare troppo nella vita privata...
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Il Mattino