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Sembrano lontanissimi i tempi delle Universiadi 2019, eppure è storia di due anni fa. Sembrano lontane anche le passerelle dei campioni olimpici e mondiali di nuoto, stiamo parlando appena del mese scorso. Il tempo allontana i bei ricordi e alimenta la delusione: alla piscina Scandone non si nuota, si vive di promesse perché quello che deve essere uno dei gioielli dell'impiantistica sportiva napoletana resta chiuso. Off-limits ai napoletani, che non ne possono usufruire dallo scorso giugno. Inconvenienti, problemi, crolli, scarsa manutenzione, una odissea che sembra la fotocopia della galleria Vittoria: l'incuria che sta mettendo in ginocchio i luoghi simboli della città, non risparmia gli impianti sportivi perché la piscina di Fuorigrotta non è l'unico ad aver sbarrato le porte ai cittadini.
Ma è accaduto qualcosa di nuovo in questo ultimo mese, da quando cioè il crollo di parte dell'intonaco del solaio obbliga i responsabili della struttura alla chiusura subito dopo la fine dell'International Swimming League? Perfettamente niente, accusano le società sportive ospitate in viale Giochi del Mediterraneo. L'impegno a intervenire urgentemente è stato uno degli ultimi atti dell'ex assessore allo sport Ciro Borriello, poi il cambio delle cariche politiche a palazzo San Giacomo ha frenato le procedure d'intervento. Le carte bollate, almeno così pare, hanno continuato a viaggiare di scrivania in scrivania: c'era da mettere su una gara d'appalto per assicurare i lavori necessari e la cosa è stata fatta. Anzi, si è proceduto pure all'assegnazione in favore della ditta vincitrice, che però ha rallentato il percorso di qualche giorno.
Parole, parole, soltanto parole per Paolo Trapanese, presidente del comitato regionale della Federnuoto. «Non è una questione di lavori o di giorni, il problema è culturale perchè non riusciamo a comprendere il danno irreparabile che sono costretti a subire i bambini napoletani. C'è indifferenza, insensibilità , menefreghismo: per molti, l'importanza di togliere ragazzi della strada e affidarli allo sport è una questione di secondo piano. Da presidente del comitato posso soltanto constatare che i nostri figli hanno perso un altro anno di sport. Per non parlare delle squadre di pallanuoto di serie A, costrette a giocare altrove». Il grido di dolore di Trapanese nasce da tante, troppe promesse evaporate. «Avevamo studiato e concordato un piano straordinario d'interventi con la Federnuoto che avrebbe investito un bel po' di milioni, arrivando ad offrire consulenze e progetti per rendere la Scandone un polo natatorio di livello europeo. Non siamo stati ascoltati e non si è risolto il problema perchè nessuno vuol capire che siamo di fronte a una questione culturale, sociale. Hanno promesso che riapriranno la piscina a fine mese? Avrei ben da urlare ma preferisco chiudermi in un profondo e religioso silenzio», conclude Trapanese.
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