Pizzaiolo vende i gioielli per pagare gli stipendi, il ministro chiama Capasso: «Ti aiutiamo noi»

Pizzaiolo vende i gioielli per pagare gli stipendi, il ministro chiama Capasso: «Ti aiutiamo noi»
«Buongiorno, sono il ministro Giuseppe Provenzano». Quando ha sentito quel nome dall'altra parte della cornetta Vincenzo Capasso, titolare della trattoria Casa...

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«Buongiorno, sono il ministro Giuseppe Provenzano». Quando ha sentito quel nome dall'altra parte della cornetta Vincenzo Capasso, titolare della trattoria Casa Capasso in via Tribunali, ha pensato «fosse uno scherzo. Poi il tono della voce, educato e pacato, mi ha ridato fiducia nello Stato», dice il giovane imprenditore che - come ha raccontato ieri Il Mattino - a causa della crisi dovuta al Covid, è stato costretto a vendere i gioielli di famiglia, incluse fedi nuziali e doni ricevuti alla prima comunione e al battesimo dei due figli, per pagare gli stipendi ai suoi dipendenti, ancora in attesa di ricevere la cassa integrazione dallo Stato. 

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Erano da poco passate le 14, ieri, quando Vincenzo Capasso, 31 anni, proprietario dell'omonimo ristorante in via Tribunali, ha ricevuto la telefonata del ministro per il sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano, che lo ha contattato dopo aver letto sulle pagine de Il Mattino la storia del ristoratore. «Quando ho risposto e mi ha detto il suo nome - racconta il pizzaiolo - ho pensato eh, sì, il ministro! e ho creduto fosse lo scherzo di qualche amico. Pochi minuti dopo quella voce mi ha rassicurato e mi ha ridato fiducia nello Stato che lui rappresenta». Colpito dalle vicissitudini che Vincenzo ha dovuto affrontare in questi sette mesi, sin dal primo lockdown, quando è stato costretto a chiudere il locale da marzo a giugno senza percepire aiuti economici dal Governo, il ministro Provenzano ha deciso di telefonare personalmente all'imprenditore. «Mi ha espresso la sua massima solidarietà - racconta Capasso - mi ha chiesto scusa più volte per il fatto che non avessi ricevuto nessun sostegno finora per la mia attività e per i miei dipendenti a cui ho dovuto provvedere io». Parole che hanno fatto emozionare Vincenzo, ex ragazzo dei vicoli del centro storico, che da adolescente ha vissuto la miseria e ha capito in prima persona cosa fossero la fame e la sofferenza. «Il ministro - prosegue riferendosi alla telefonata di ieri pomeriggio - mi ha detto di essere rimasto molto colpito dalla mia storia, che è un esempio del fatto che l'Italia e il sud sono fatti di tanta brava gente, dal cuore buono. Poi mi ha detto che lui stesso viene da un paesino della Sicilia e quelle parole mi hanno fatto sentire quanto mi fosse vicino in quel momento».

Infine, la promessa che tutto sarà sistemato: «mi ha chiesto di fargli avere tutta la documentazione riguardo il nostro fatturato e che farà in modo che saremo ripagati di tutti questi mesi in cui ci siamo sentiti abbandonati. Insomma - conclude Vincenzo - è stata la prima volta che, da piccolo imprenditore, ho sentito la vicinanza dello Stato». Contattato telefonicamente il ministro Provenzano ha spiegato: «L'ho chiamato per ringraziarlo dei gesti che ha compiuto e per rassicurarlo del fatto che le istituzioni ci sono. Gli ho chiesto anche di segnalare le difficoltà che ha incontrato, per provare a risolverle - ha aggiunto - Il suo gesto mi ha colpito molto, perché è il segno del cuore grande del sud. Questa fase la superiamo solo se abbiamo tutti la capacità di farci carico della sofferenza degli altri e lui lo ha fatto», ha concluso. 

 

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Il Mattino