Pompei, la lunga guerra dei Dem ha liquefatto i partiti

Pompei, la lunga guerra dei Dem ha liquefatto i partiti
dall'inviato a Pompei Renziani a parte, i partiti si sono liquefatti in queste comunali per scegliere il sindaco di Pompei. Niente simboli in un match complicato in cui...

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dall'inviato a Pompei

Renziani a parte, i partiti si sono liquefatti in queste comunali per scegliere il sindaco di Pompei. Niente simboli in un match complicato in cui sembra che nessun partito voglia metterci la faccia. Naturale se qui i sindaci non durano mai una legislatura intera e quest'anno, causa Covid, è ancora peggio: dei diecimila turisti al giorno nemmeno l'ombra. E Pompei, che vive di turismo, si ritrova in piena crisi.


LO SCENARIO
A metà febbraio, dopo appena due anni e mezzo, il sindaco pd Pietro Amitrano viene sfiduciato. Un colpo basso del suo stesso partito dopo mesi di veleni e polemiche che avevano spaccato la cittadinanza su una serie di progetti. Compresa l'idea di quella ruota panoramica con vista Scavi che aveva fatto inorridire anche l'allora ministro Bonisoli. Ma tant'è. Perché quella sfiducia viene orchestrata, tra gli altri, dal consigliere comunale Pd Gigi Lo Sapio, il cui padre Carmine è segretario del circolo democrat e ora si candida a sindaco. Non con le insegne Pd però, perché il segretario napoletano Sarracino non ha concesso il simbolo e, anzi, appoggia Domenico Di Casola, suo competitor diretto. Il risultato è comunque un partito spaccato. Con tutti i consiglieri regionali democrat uscenti che sono qui, un giorno sì e l'altro pure, a raggranellare voti per il Consiglio, oltre al segretario regionale Leo Annunziata che pure appoggia Lo Sapio e non ha mai fatto partire le procedure per l'espulsione dal partito. Unica eccezione Antonio Marciano che invece appoggia Di Casola mentre Amitrano, l'ex sindaco sfiduciato per una congiura dei suoi, è candidato in Consiglio regionale con il Pd. E il governatore De Luca? Anche se Campania libera, una sua civica, è in coalizione con Lo Sapio si tiene ben lontano da una partita in cui il grillino Angelo Di Prisco appare schiacciato.

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Di certo c'è solo che la partita a Pompei è dura e senza esclusione di colpi tra Di Casola e Lo Sapio. Veleni e attacchi tra i due per occupare la poltrona più alta di palazzo De Fusco. Casella ambita se questa cittadina di 25mila abitanti (ma che registra 6 milioni di turisti l'anno) è interessata da una serie di progetti per centinaia di milioni di euro ma non è mai riuscita a dotarsi di una fognatura. Con il paradosso che funzionano, e alla perfezione, quelle negli Scavi costruite dai Romani e che hanno resistito anche all'eruzione, ma nulla nella città «nuova», che puntualmente si allaga a ogni pioggia manco fosse Venezia.

I CANDIDATI
Sia Di Casola che Lo Sapio a Pompei sono stati consiglieri o assessori negli anni passati. Ma i due sono ai ferri corti. E se uno è segretario del Pd (Lo Sapio), il secondo non ha rinnovato la tessera democrat dopo aver avuto quella del Pds e e di Rifondazione: «Non posso stare nello stesso partito in cui c'è Lo Sapio», dice. Giusto per dire quanto la campagna tra i due competitor di peso sia velenosa. «Ma finiamola qui, non voglio parlare del mio avversario», sospira Di Casola, 51enne avvocato penalista che non ci sta a questo oblio della città e ha deciso di rimettersi a masticare politica dopo quasi 20 anni. Appoggiato da 7 liste tra cui Italia Viva, il penalista parla di occasioni perdute. «Pompei è conosciuta in tutto il mondo, ha un flusso enorme di turisti ma non riusciamo a intercettarli oltre il mordi e fuggi di un giorno. Dobbiamo essere davvero la capitale della Cultura ma offrendo servizi all'altezza», spiega. E annuncia: «Ci opporremo legalmente a chi sfrutta il nostro nome per fini commerciali». Ma Pompei non è solo turismo per Di Casola, che sta studiando quali misure si possono mettere in atto per chi è rimasto in ginocchio per la crisi e immagina una cittadina dotata di un piano regolatore in cui ci siano spazi per bambini e anziani. «Dobbiamo pensare a tutti», aggiunge nel suo comitato alle spalle del Santuario.

A pochi metri di distanza il quartier generale di Lo Sapio, il segretario Pd senza il simbolo del Pd appoggiato da 7 civiche. Non è una contraddizione? «Sono un uomo di partito e rispetto la scelta che ha fatto il segretario provinciale. Vorrei sapere però perché vado bene come segretario e non come candidato sindaco. Ma tanto - aggiunge - tranne Marciano tutti i consiglieri regionali uscenti stanno facendo campagna elettorale per me». Anche lui punta sul turismo: «Bisogna di nuovo mettere in moto gli eventi notturni agli Scavi e creare attrazione internazionale. È l'unica strada per una cittadina che vive di accoglienza e commercio». E proprio sulla grave crisi del commercio annuncia: «La prima cosa da fare è sospendere la tassa di occupazione del suolo pubblico: solo così daremo una mano». In questa sfida all'O.k. Corral rischia di finire triturato il candidato grillino, Angelo Di Prisco, insegnante 60enne alla sua prima prova politica. «Pompei è stata governata pessimamente per anni. Tra Curia, Parco archeologico e Comune che non comunicano tra loro noi cittadini siamo stati penalizzati», dice Di Prisco che parla di «questione pompeiana». A chi si riferisce? «Ai miei due competitor: non fanno che attaccarsi - aggiunge - ma non si vedono proposte concrete». Le sue? «Anzitutto un ufficio ad hoc che sappia gestire i fondi europei per il bene della città».

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Il Mattino