Torre del Greco, i familiari delle vittime: «A Genova nuovo ponte? Nulla cambia»

Torre del Greco, i familiari delle vittime: «A Genova nuovo ponte? Nulla cambia»
Da un lato il dolore dei familiari delle vittime per una ferita sempre aperta, dall'altro la soddisfazione degli operai di Fincantieri per aver contribuito alla ricostruzione...

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Da un lato il dolore dei familiari delle vittime per una ferita sempre aperta, dall'altro la soddisfazione degli operai di Fincantieri per aver contribuito alla ricostruzione del ponte. Sono le due facce di una tragedia, quella di Genova, ancora troppo viva.


IL DOLORE DEI FAMILIARI
«Nulla c'è da festeggiare, nessun ponte sarà in grado di ricongiungere le nostre vite spezzate. Solo amore per chi non c'è più, solo rispetto per noi che aspettiamo una verità. Che sia fatta giustizia». È carico di amarezza il commento di Roberto Battiloro, papà di Giovanni, uno dei quattro amici morti il 14 agosto di due anni fa nel crollo del Morandi, alla notizia della sistemazione dell'ultimo tratto del cavalcavia avvenuto ieri a Genova. Battiloro, tra i più battaglieri sin dalle ore dopo il crollo che portò via l'auto con a bordo il figlio Giovanni e gli amici Matteo Bertonati, Gerardo Esposito e Antonio Stanzione, ha scelto di postare su Facebook la canzone che la figlia Laura ha dedicato al fratello, dal titolo «Piove sulla mia anima»: «Piove sulle nostre anime, sui nostri cuori strappati via dagli assassini ancora liberi di programmare la loro vita», commenta amaramente Roberto Battiloro.
«Ho sempre cercato di preservare la mia famiglia da tutto e da tutti, proteggendola, usando a volte anche l'eccesso d'amore. Ma oggi sottolinea come spiego a mia moglie e a mia figlia che questa nostra Italia conclude la ricostruzione del nuovo ponte? Certo cosa giusta è ripartire, ma come faremo mai a ripartire noi, lasciati monchi, senza un figlio, ucciso a 29 anni dallo Stato che ha finto di controllare le manutenzioni delle società della famiglia Benetton? Lavori mai fatti sul vecchio ponte Morandi, crollato il 14 agosto del 2018 insieme alla nostra vita e alla vita di altre centinaia di persone tra vittime e familiari. Tutta questa solerzia, questa produttività, mi sarei aspettato fosse stata profusa nella ricerca di una verità e di una conseguente giustizia».

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Accoglie senza alcuna enfasi l'ultimazione del ponte anche Franco Esposito, papà di Gerardo, morto a soli 26 anni. Esposito è rimasto in stretto contatto con la presidente del comitato che riunisce le vittime del ponte Morandi, Egle Possetti: «Ogni volta che sentiamo parlare del ponte sottolinea Franco per noi è una ferita che si riapre. In questi giorni di lockdown e di permanenza forzata a casa, il ricordo di nostro figlio è ancora più forte. Sarebbe stato lui la colonna che ci avrebbe sorretto in questi momenti difficili. Questa tragedia non sarebbe mai dovuta capitare e ad oggi, a quasi due anni di distanza, giustizia non è stata fatta. I responsabili di questa immane tragedia devono pagare: solo questa potrà essere chiamata giustizia».

LA DEDICA DEGLI OPERAI

«Una targa dedicata alle vittime di Torre del Greco sulla campata proveniente da Castellammare del nuovo Ponte di Genova». La proposta arriva dagli operai Fincantieri dello stabilimento di Castellammare. Mentre realizzavano le sezioni del ponte ideato da Renzo Piano, le tute blu, hanno più volte rivolto il loro pensiero alle vittime di quel disastro e dopo il completamento del ponte, vogliono ricordarli. L'impegno per il Paese si è concretizzato subito: le prime sezioni consegnate a Genova lo scorso settembre arrivarono via mare partendo proprio da Castellammare. Ed è così che le campate del nuovo ponte hanno il Sud nelle saldature, nelle curvature, nella resistenza. Gli operai di Fincantieri hanno lavorato in silenzio, hanno voluto mettere la loro competenza al servizio di un ponte, di una città, frustrata da una tragedia immane. E mai come in questo lavoro hanno dimostrato tutta la professionalità che più volte gli ha attribuito l'Ad Giuseppe Bono. Il cantiere stabiese è stato il primo a consegnare a Genova il numero maggiore di «conci», ovvero la parte che ricordava la chiglia della nave, consegne arrivate puntualmente e che hanno coperto oltre un chilometro di ponte, realizzando di fatto la maggior parte dell'opera. Una commessa che andava terminata in pochissimi mesi: gli operai cominciarono a fine maggio del 2019, a settembre inviarono le prime campate e a dicembre conclusero i lavori. Una puntualità importantissima, che alla luce del Covid 19 si è rivelata ancor più preziosa. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino