Napoli, ambulanza circondata a Ponticelli: pugni e calci all’autista, il medico fugge

Napoli, ambulanza circondata a Ponticelli: pugni e calci all’autista, il medico fugge
Ennesima aggressione al personale sanitario avvenuta a Napoli e denunciata dall’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate”. I fatti risalgono a sabato, quando -...

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Ennesima aggressione al personale sanitario avvenuta a Napoli e denunciata dall’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate”. I fatti risalgono a sabato, quando - riferisce Manuel Ruggiero, medico di ambulanza che cura la omonima pagina facebook - il 118 di Ponticelli viene allertato per un automobilista che si sente male a bordo della propria vettura. «Sul posto dalla centrale è stato inviato un equipaggio che ha effettuato le manovre di rianimazione cardiopolmonare. In supporto è stata poi allertata una seconda ambulanza medicalizzata di stanza all’Ospedale del Mare. Le decine di astanti hanno cominciato ad inveire contro il medico della seconda postazione che è stato costretto a rifugiarsi nel retro del mezzo. A farne le spese il povero autista che ha ricevuto senza alcun motivo due pugni in pieno volto e uno schiaffo. Eppure i tempi del soccorso, nonostante le note difficoltà operative del servizio, rientrano in quelli previsti in questi casi». Sul posto, per sedare gli animi, sono intervenute ben cinque volanti della polizia di Stato. È in corso la denuncia.

Negli ultimi mesi si registra una vera e propria escalation post pandemica di questo deprecabilissimo fenomeno. I casi si susseguono al ritmo di 5 al giorno. L’ultimo episodio, prima di quello di sabato, risale a una settimana fa al Cardarelli dove una donna 37enne ha accompagnato la figlia per una visita e, poco dopo, ha dato in escandescenza danneggiando la porta del triage. «Gli ospedali sono sempre più terra di conquista per violenti e teppisti - commenta Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale di Europa Verde - una situazione inaccettabile che va combattuta con la presenza fissa delle forze dell’ordine nei pronto soccorso come chiediamo da tempo. La responsabile del danneggiamento (identificata dagli agenti del Commissariato Arenella), deve almeno essere costretta a risarcire i danni». Basta leggere i dati: nel 2019, l’anno prima del Covid, a Napoli e provincia si sono contate 105 aggressioni ai camici bianchi, nel 2020, con il freno della pandemia e dei ripetuti lockdown, gli episodi di violenza sono calati a 45 per risalire a 66 nel 2021 mentre in questi primi sei mesi del 2022 siamo già a quota 42 nonostante il deterrente della legge varata due anni orsono che ha inasprito le pene ma per molti aspetti disattesa. A cominciare dalla istituzione dell’Osservatorio sulla violenza in corsia affidato ancora al fai da te di associazioni come quella guidata da Ruggiero. «Purtroppo la nostra è una trincea silente dove troppo spesso si batte in ritirata - conclude Ruggiero - e chi ci rimette sono le persone perbene. È evidente che la legge del giugno del 2020 non è sufficiente». 

Le aggressioni, insieme alle gravi carenze di personale, all’usura del lavoro in prima linea, alle paghe inadeguate a fronte di responsabilità e pesi assistenziali crescenti sono le leve che spingono sempre più medici e sanitari a lasciare il 118 e le unità di pronto soccorso. Concorsi disertati e reclutamenti sempre più difficili rendono la rete dell’emergenza sempre più traballante senza che nessuno intervenga, a livello nazionale e regionale, per tamponare lo stillicidio in atto. Basti ricordare che il 118 a Napoli sconta gravi carenze di personale in tutti i profili. All’appello mancano 64 medici, 41 infermieri e ben 71 autisti. Le ambulanze dotate di medico a bordo sono passate negli ultimi due anni da 13 a non più di 4 unità e la pianta organica di 110 dottori è ridotta a una quarantina di dottori. Il risvolto è la spirale dei trasferimenti inappropriati nei pronti soccorso non potendo l’infermiere dell’ambulanza fare diagnosi né terapia. Intanto l’emorragia di camici bianchi continua: oltre ai recenti trasferimenti volontari dei medici convenzionati a metà del prossimo mese abbandoneranno altri 5 dottori dimissionari che, per il proprio futuro professionale, hanno optato per la più tranquilla routine della Medicina generale o delle Guardie mediche.  

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Il Mattino