«Ponticelli, sogni olimpici contro le bombe dei clan»

«Ponticelli, sogni olimpici contro le bombe dei clan»
Agli ordigni e alle bombe carta della camorra a Ponticelli si può rispondere con quelle intelligenti. Fatte di legalità, dedizione, sacrificio, passione e...

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Agli ordigni e alle bombe carta della camorra a Ponticelli si può rispondere con quelle intelligenti. Fatte di legalità, dedizione, sacrificio, passione e soprattutto riscatto. Da queste premesse in via Argine 25 anni fa è nata una realtà di frontiera che sforna talenti. Come? Semplicemente invitando i giovani a coltivare i valori sani dello sport. Questo rappresenta per oltre 500 ragazzi la Nippon Club Napoli, palestra di judo, lotta e karate gestita dai fratelli Massimo e Raffaele Parlati, entrambi tecnici delle Fiamme Oro della polizia di Stato. Ed è qui che germogliano come fiori nel deserto gli atleti del futuro, che si approssimano a mantenere alta la bandiera dell'Italia alle Olimpiadi di Tokyo tra due mesi. Come Christian Parlati, 23 anni, nato e cresciuto nel quartiere di Napoli est.


LA PALESTRA
Mentre la camorra continua a terrorizzare, tra stese e bombe, il quartiere, a Ponticelli c'è una realtà da sempre in trincea per strappare i giovani alla criminalità. Non appena si varca la soglia della Nippon Club all'interno del Pala Vesuvio si ha un'altra visuale rispetto a ciò che accade fuori. «Uscire dagli spogliatoi e trovarsi dinanzi il tatami dà a chi osserva un senso di libertà», fa notare Raffaele Parlati, mentre sulla parete dietro di lui c'è l'immagine di Kano Jigoro, fondatore della disciplina che qui s'insegna ai ragazzi da un quarto di secolo. Prima del Covid venivano tutti i giorni centinaia di minori a rischio che, grazie alla sinergia con scuole e servizi sociali, hanno l'opportunità di un futuro migliore. Minori che arrivano da Napoli, provincia e altre regioni. Oltre al judo i ragazzi possono dedicarsi a body bulding, aerobica, fitness, ginnastica artistica e ai corsi di danza classica, moderna, jazz, hip-hop e balli caraibici.


LA SFIDA
Nella sede della Nippon c'è l'altra faccia di Ponticelli, quella che alle bombe dei clan risponde con il karate, il judo e la lotta per portare i giovani a livelli internazionali. «Prima della pandemia venivano a centinaia. In questo periodo abbiamo dovuto adeguarci alle norme anti Covid - spiega Massimo - ospitando finora una trentina di agonisti. Da lunedì invece abbiamo ripreso con i bambini, ma individualmente dato che solo il tatami è 600 metri quadri, cui si aggiungono i 350 del tappeto per la ginnastica artistica».

Ma soprattutto qui c'è la risposta concreta all'emergenza sicurezza di questi giorni: «Qui c'è del bello - rimarca Massimo - non possiamo nascondere che Ponticelli sta vivendo uno dei periodi più bui della storia di Napoli con tre bombe nell'arco di pochi giorni e l'ultima stesa domenica sera. Ma noi cerchiamo di essere l'altra faccia della medaglia. Il nostro obiettivo è creare i veri idoli di questi ragazzi, i veri esempi da seguire e non quelli che combattiamo. Lo sport significa sacrificio, solo così si avranno risultati e il judo trasmette valori come il rispetto a 360 gradi». Insieme a Massimo c'è il fratello Raffaele che aggiunge: «Realizziamo progetti con le scuole contro la dispersione per reclutare minori a rischio che ci vengono segnalati. Lo sport non è solo agonismo, ma prevenzione, educazione. Qui abbiamo cercato di creare un'alternativa: il judo come veicolo per indirizzare i giovani verso un futuro migliore in un presidio di legalità a cui abbiamo ridato vita con gli istruttori della polizia di Stato che ci è sempre vicina insieme al questore Alessandro Giuliano, di cui da noi si allenano i figli». Anche se si arriva da un posto degradato si possono raggiungere alte vette, come dimostra Christian, diplomato al liceo scientifico, già campione del mondo under 21 e bronzo all'ultimo europeo senior, che si prepara per le Olimpiadi di luglio in Giappone, dove andrà col fratello e «sensei» Enrico, 29 anni, 10 volte campione italiano e 5 medaglie ai campionati europei: «è l'appuntamento che aspetto da una vita. All'inizio era solo un gioco, poi è diventata una passione e ora è il mio lavoro. Sono fiero di rappresentare il mio Paese, Napoli e Ponticelli», ammette con umiltà inseguendo il sogno di Tokyo.
 

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Il Mattino