Port’Alba, a Napoli fumetti pirata contro la desertificazione culturale: «Restare qui è atto politico»

L'idea di Alberto Cosenza, fumettista 32enne ed auto-produttore editoriale

L'iniziativa
«Non nego che nel tempo Port’Alba sia cambiata. Essere qui per me è un atto politico: continuare a far vivere questa strada come la percepivo da ragazzino, un...

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«Non nego che nel tempo Port’Alba sia cambiata. Essere qui per me è un atto politico: continuare a far vivere questa strada come la percepivo da ragazzino, un centro culturale dove venirsi a cibare di immagini e di letteratura». Alberto Cosenza, fumettista 32enne ed auto-produttore editoriale, ideatore della casa indipendente “Pirata produzioni” nata nel 2020 in piena pandemia, è uno degli attori che alimentano con arte e cultura la storica via dei librai di Napoli.

Dopo essersi specializzato all’Accademia di Belle arti di Bologna, dove ha terminato il suo percorso di studi iniziato nel capoluogo campano, ha scelto di ritornare a Partenope ed oggi espone la sua collana di fumetti autoprodotta, “La saga dei solidi platonici”, su una bancarella di Port’Alba.

«La questione stessa di portare avanti progetti espressivi penso sia una vera e propria forma di resistenza: le librarie sono più che dimezzate negli ultimi anni e questo mi spaventa perché credo molto nella potenza sociale dei libri e della scrittura».

«Mentre Napoli si trasforma in una città moderna con il boom del turismo dei tempi recenti – precisa il fumettista - credo che Port’Alba andrebbe maggiormente preservata, come si è fatto ad esempio con la via dei pastori di San Gregorio Armeno». Difatti la strada della cultura partenopea, ascoltando le voci di avventori e commercianti, a distanza di anni continua a rappresentare un grande fattore di attrazione turistica. Un’enclave culturale in una città rappresentata agli occhi dei suoi visitatori quasi solo come la patria della pizza e del buon cibo. Ma invece «potrebbe cambiare rotta» osserva Cosenza.

«A volte – conclude - mi trovo anche in difficoltà quando passano i turisti, con le guide che parlano di Port’Alba solo del passato e non del presente. Non credo bisogna tornare ai fasti di una volta però mi farebbe piacere generare un cambiamento che la possa far continuare pulsare di questa cultura che qui fuoriesce da ogni angolo».

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Il Mattino