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È ricominciata la questua. In giro per porti nella speranza di assicurarsi un posto barca. Sono centinaia e centinaia gli aspiranti diportisti che rinunciano proprio all'acquisto. «Ogni dieci imbarcazioni costruite e vendute solo la metà ha la possibilità di trovare un ormeggio conferma Gennaro Amato, presidente Afina -. La questione è semplice, siamo la regione italiana leader per produzione di barche tra i 5 e 16 metri, fatturiamo l'8.5% del dato nazionale mentre gli altri territori sono sul 7.4%, ma allo stesso tempo siamo all'ottavo posto come disponibilità di ormeggio». Eppure dovrebbe essere tutto facile per questo settore se si analizzano i dati relativi al contributo che la nautica offre al Pil regionale. E invece niente. Alla crescita costante della produttività campana, con la città di Napoli e provincia in particolar modo, ai vertici nazionali per fatturato determinato dalla costruzione di imbarcazioni tra i 5 e 16 metri, corrisponde una assoluta carenza infrastrutture.
«Eppure - sottolinea Amato - in Campania, solo nel 2018, sono stati stanziati dalla Regione ben 158 milioni di euro per l'ammodernamento e ristrutturazione di porti turistici per il diportismo. Tutti soldi che sono finiti in porti turistici che però durante l'anno sono vuoti perché non stanziali.
«L'arrivo di un sindaco che crede nella realizzazione della Blu Economy, con la filosofia del fare e non del campare, significa molto per noi. Abbiamo già avuto - sottolinea Amato - un primo confronto e abbiamo identificato le prime soluzioni e gli ho anche assicurato l'apporto economico della nostra associazione, di un istituto bancario che ci sta al fianco, come la Bcc di Napoli grazie alla lungimirante visione del presidente Amedeo Manzo e, non ultimo, diversi privati tutti pronti ad investire decine di milioni di euro». Già, l'indotto. Per l'economista Gianni Lepre, il danno al settore è enorme. «È molto probabile - dice - che a Napoli continui ad essere sottovalutato e sottostimato il settore nautico, nonostante la volontà delle istituzioni locali di ricucire il rapporto tra la città ed il mare, per il quale sono previste misure nel Pnrr come anche nell'appena sottoscritto Patto per Napoli. Su 10 potenziali barche prodotte, 5 di esse non troveranno ormeggio. In questo caso, calcolare i danni è una semplice operazione matematica se consideriamo che una stagione, che in genere dura sei mesi, costa per un'imbarcazione media tra i 12 e i 15 mila euro. Mancano all'appello circa 600 posti barca, ciò significa in soldoni 300 milioni di mancate commesse; 6 milioni di mancati incassi per rimessaggio; 8 milioni il danno per la carenza di ormeggi, con 11 di mancati incassi sull'indotto del settore, quindi danari sottratti alla città. Drammatici sono anche i numeri che riguardano l'occupazione. Sono 6mila i posti di lavoro persi per mancate commesse legate ai posti barca; 100 invece i posti derivanti dalla filiera, ed un altro centinaio quelli relativi al personale di bordo, per un totale complessivo di oltre 6.300 posti di lavoro bruciati, insieme a 126 milioni di mancate retribuzioni».
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