Pozzuoli, sos per la crocifissione del I secolo d. C. nel «fast food» dell'antichità

Graffito della crocifissione (particolare)
Risale al I sec. d.C. ed è uno dei rari esempi di caupona, una sorta di fast food dell’antichità, che raccoglie intatte decine di testimonianze grafiche,...

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Risale al I sec. d.C. ed è uno dei rari esempi di caupona, una sorta di fast food dell’antichità, che raccoglie intatte decine di testimonianze grafiche, vignette satiriche, ricostruzioni di navi e anche la rappresentazione di una crocefissione, studiata fin dagli anni ’60 per l’eccezionale rappresentazione estremamente realistica, incise sull’intonaco dagli avventori e viaggiatori dell’epoca. Purtroppo da qualche tempo le pareti, un vero gioiello archeologico unico al mondo, soffrono il passare del tempo, mostrando crepe e spaccature.


Il deterioramento infatti si fa sentire e nonostante le pareti intonacate siano distaccate dalle mura per limitare i danni causati dall’umidità, oggi gli intonaci necessitano di un intervento di restauro conservativo che purtroppo stenta ad arrivare.
 
La caupona di via Terracciano fu scoperta nel 1959 durante un lavoro di scavo, assieme ad altre sette taberne d’età romana. Composta da un unico ambiente con pavimento a mosaico mostra interessanti graffiti risalenti all’epoca degli imperatori Traiano o Adriano. Tra questi in particolare la rappresentazione di una crocifissione interpretata dall’archeologo Amedeo Maiuri quale testimonianza della passione di Gesù incisa sulla parete della caupona dai seguaci del crocifisso, ipotesi avvalorata dal fatto che le città portuali della Campania, in particolare Pozzuoli, accolsero certamente la predicazione del Vangelo e le taberne, potevano essere un luogo di riunione dei seguaci della nuova religione. 

La notizia fece il giro del mondo ma col tempo nuovi studi hanno avanzato l’ipotesi che la crocifissione rappresentata in maniera cruenta e realistica da un anonimo viaggiatore del I sec. d.C. è da collegare con i massacri circensi, in uso nell’anfiteatro Flavio e in quello Cumano. La vittima, appesa alla croce sarebbe in questo caso una donna, il cui nome Alcimilla è tracciato all'altezza della testa. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino