Precari storici del Policlinico, terzo giorno di protesta: «De Luca ci aiuti»

Precari storici del Policlinico, terzo giorno di protesta: «De Luca ci aiuti»
Freddo e pioggia non hanno fermato il terzo giorno di protesta e mobilitazione dei 200 precari del II Policlinico di Napoli. Medici e tecnici non contrattualizzati che da anni...

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Freddo e pioggia non hanno fermato il terzo giorno di protesta e mobilitazione dei 200 precari del II Policlinico di Napoli. Medici e tecnici non contrattualizzati che da anni prestano servizio in tutti i reparti della cittadella federiciana, hanno incrociato le braccia, astenendosi dall’espletamento delle loro attività e garantendo solo i servizi essenziali ma c’è di più.


Da questa mattina, i manifestanti sono riuniti in un sit-in davanti alla sede della Regione Campania al Centro Direzionale, per rilanciare con forza la loro protesta a ribadire che «le azioni di mobilitazione continueranno a oltranza finché non ci saranno risposte istituzionali». «La maggior parte di noi lavora da 20 anni con gli stessi orari, turni e responsabilità del personale strutturato ma a differenza loro non abbiamo alcun tipo di diritto - dicono con sdegno i precari- oltre a questo si aggiunge la pressione psicologica di non essere confermati e perdere il lavoro».

«Al momento, siamo fuori anche dalla legge Madia perché la nostra tipologia contrattuale, con partita iva, ci vede esclusi da ogni tipo di accordo» spiega Viviana Strazzullo, dottoressa in servizio precario presso il reparto di Anatomia patologica, che come tutti i precari storici rivendica ferie, maternità, malattia e stipendi quasi dimezzati rispetto al personale “strutturato”.

Dalle prime ore del mattino, davanti alla sede della Regione Campania, si alternano delegazioni di precari che a staffetta presidiano il palazzo e attendono di incontrare i portavoce di De Luca. «Aiutateci, noi contribuiamo a garantire l'assistenza sanitaria quanto i medici e i tecnici interni ma non abbiamo alcun tipo di tutela- concludono- De Luca ci ha promesso di forzare un decreto legge e basterebbe aggiungere una semplice voce alla legge Madia per non calpestare i nostri diritti»
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Il Mattino