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«Matilde Serao? È una grande voce della letteratura. Mi ha colpita perché soprattutto nella misura breve del racconto, che prediligo, raggiunge alte vette di espressività, con il suo sguardo acuto sulla realtà e le ingiustizie sociali: non a caso pensavo di inserire una sua novella nell’antologia di Racconti italiani che ho curato nel 2019. È bene onorarne la memoria». È felice di tornare a Napoli Jhumpa Lahiri, scrittrice, traduttrice e studiosa americana di origini bengalesi, che si dice «onorata» di essere la vincitrice della quinta edizione del Premio letterario Matilde Serao, promosso da «Il Mattino» in collegamento con l’omonimo premio giornalistico annuale, organizzato dal 2003 dal Comune di Carinola (Caserta).
E prima della cerimonia di premiazione, sabato alle 10.30 nel Teatro di Corte di Palazzo Reale, ospite di «Campania libri», il festival della lettura al via domani a Napoli, Lahiri, scrittrice plurilingue edita in Italia da Guanda, confida di amare il capoluogo partenopeo (che nel 2018 le assegnò il Premio Napoli internazionale per Dove mi trovo), nella sua essenza di città mittelmediterranea scoperta grazie all’amicizia con Domenico Starnone, di cui ha tradotto due libri in inglese: Lacci, 2014 (Ties, 2017) e Scherzetto, 2016 (Trick, 2018). Perché per questa autrice di culto negli Stati Uniti, premio Pulitzer 2000 con la raccolta di racconti d’esordio L’interprete dei malanni, nata a Londra da genitori indiani, cittadina americana dove insegna Scrittura creativa all’università e, dal 2011, residente a Roma per il suo amore per la lingua e cultura italiana, l’identità (personale, collettiva) non è altro che un mosaico: ibridato di contaminazioni, erranze, spaesamenti e sconfinamenti di lingue, civiltà, generi e discipline differenti. Come la cultura, che crea ponti di dialogo tra diversi.
Lo dimostra il Premio Serao, che dopo un anno di pausa forzata nel 2020 (causa pandemia) ritorna ora con lo spirito con cui è nato, nel 2017, in coincidenza con i 125 anni di vita del nostro quotidiano e a 90 dalla morte della sua madre fondatrice.
Non a caso, nell’albo d’oro figurano Antonia Arslan (2017), fine scrittrice e insigne studiosa di origini armene; Azar Nafisi (2018), autrice e studiosa iraniana esule e cittadina americana, paladina di una letteratura civile che rivendica spazi di libertà per il «potere sovversivo» dell’immaginazione; Dacia Maraini (2019), scrittrice, poetessa, saggista, drammaturga, sceneggiatrice e polemista che nelle sue scritture problematizza la condizione femminile e dell’infanzia senza stereotipi; Igiaba Scego (2021), scrittrice per adulti e ragazzi, pedagogista e ricercatrice, testimone autorevole della transculturalità non soltanto italiana, del post-colonialismo e di identità plurali cha scardinano cliché e pregiudizi patriarcali, misogini e razzisti.
La cerimonia di premiazione, sabato, in diretta streaming su www.ilmattino.it sarà condotta da Cecilia Donadio con letture seraiane della sorella Cristina e momenti musicali di Enzo Avitabile. Dopo i saluti del presidente de «Il Mattino» Massimiliano Capece Minutolo e del direttore Francesco de Core, interviste a Paolo Iammatteo, responsabile della comunicazione di Poste Italiane; a Anna Del Sorbo, presidente della piccola industria di Unione Industriali; allo scrittore Maurizio de Giovanni; all’assessore regionale alla Formazione professionale Armida Filippelli e al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, prima del gran finale con letture dai Racconti romani di Jhumpa Lahiri e intervista conclusiva alla vincitrice.
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