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Il rincaro dei beni di prima necessità prosegue in città, come ed anche più di altre città italiane. Per gli alimentari - fa sapere il presidente Confcommercio Massimo Di Porzio - gli aumenti più eclatanti di questa estate sono quelli che hanno coinvolto i cibi stagionali, come la frutta di stagione, arrivata a livelli record. «Pensiamo ad un kg di ciliegie venduto a 8 euro oppure le albicocche a 3,50 euro» o il kiwi a 5 euro. Molto significativo quello delle vongole veraci, vendute a 45 euro, nella migliore delle ipotesi. «E poi - aggiunge Di Porzio - quello del pesce azzurro, con le alici a quota 8 euro o il pesce bandiera a 15 euro». I fenomeni speculativi sono molto frequenti, in particolare su alcuni prodotti. Sui cibi di largo consumo, - pane, pasta e olio in primis - il +10 per cento su base annua, segnalato da Confcommercio, si traduce in un esborso annuo, stimato da Unione nazionali consumatori, in oltre 2000 euro per un nucleo familiare di 2 persone. Il caro-vita, soprattutto riferito al costo del cibo, non è più un fenomeno passeggero, già da un paio di anni. Per molti napoletani, alle prese con un diffuso impoverimento, l’inflazione corrisponde quindi ad una certezza. La povertà è oggettiva per una parte consistente della popolazione.
Per i turisti arrivati recentemente in città il caro-prezzi si sta trasformando progressivamente in un problema inedito, rispetto agli standard degli anni passati. «Napoli città low cost» è una frase fatta forse già quasi svuotata di senso.
Quelli sul caro-vita a Napoli, soprattutto sul fronte dei costi di cibo e alloggi, sono dati concreti. Alla voce «servizi di alloggio», che comprende tutte le strutture adibite all’accoglienza, dagli alberghi ai bed and breakfast, fino alle case vacanza ed ai campeggi - l’incremento è nettissimo anche se gli aumenti più elevati in proporzione derivano dagli alloggi brevi. Il costo di 2 o 3 notti applicato dai proprietari di abitazioni, attraverso i portali è molto più alto dello scorso anno. Difficile dire fino a che punto i prezzi della stagione in corso possano essere ancora applicati nei prossimi mesi.
Ma gli effetti sulla tenuta alla distanza dei turisti stranieri meno facoltosi e sulla possibilità di un ritorno nel 2024, sono tutti potenzialmente notevoli. È indiscutibile che lo straordinario exploit del turismo a Napoli abbia contribuito a favorire gli aumenti, ma è comunque da sottolineare il divario tra il tasso di inflazione registrato oggi in città e quello del resto d’Italia. Un dato su tutti: già ad agosto 2022 il boom del turismo si tradusse in un incremento dei prezzi su base mensile del 18,4 per cento, successivamente ancora ritoccato verso l’alto. E il rialzo registrato a maggio 2023 del 20, 4 per cento su base mensile, aggiunto ai tanti dei mesi precedenti, è quindi un dato ancora più eloquente. «Nella ristorazione - sottolinea Di Porzio - siamo in linea con gli incrementi del 10 per cento registrati su base nazionale». O leggermente oltre, soprattutto per pasta e frutta.
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Il Mattino