Prezzi, maxi-stangata su napoletani e turisti: «Cibo: rincari del 25%»

Dalle alici alle ciliege aumenti record Confcommercio: «Effetto speculazioni»

Aumentano i prezzi dal caffè alla margherita
Aumentano i prezzi dal caffè alla margherita
di Valerio Iuliano
Martedì 11 Luglio 2023, 23:52 - Ultimo agg. 12 Luglio, 16:46
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I prezzi degli alimentari schizzano verso l’alto e le conseguenze per i cittadini, con la stagione estiva in corso, sono più disastrose che mai. «Era tutto previsto», spiegano gli addetti ai lavori, in considerazione dei livelli di inflazione registrati già a maggio 2023. Il 7,7% di due mesi fa - ultimo dato Istat sul tasso globale di inflazione a Napoli - rappresentava già una minaccia piuttosto seria. E le fosche previsioni sono destinate ad avverarsi nelle prossime settimane. L’aggiornamento del dato di maggio, che Istat comunicherà nel corso della prossima settimana, corrisponderà molto probabilmente ad un ulteriore rialzo. Ma questa volta ci sono ancora molti elementi, rispetto all’estate scorsa. Le novità sul caro-prezzi, è giusto ribadirlo, sono altrettanti macigni che incombono sui napoletani e sui turisti. I fenomeni speculativi sono piuttosto frequenti. Ed anche la cancellazione «di molti sussidi disposta dal governo - segnala l’Unione nazionale consumatori- peggiorerà di gran lunga la situazione».

Il rincaro dei beni di prima necessità prosegue in città, come ed anche più di altre città italiane. Per gli alimentari - fa sapere il presidente Confcommercio Massimo Di Porzio - gli aumenti più eclatanti di questa estate sono quelli che hanno coinvolto i cibi stagionali, come la frutta di stagione, arrivata a livelli record. «Pensiamo ad un kg di ciliegie venduto a 8 euro oppure le albicocche a 3,50 euro» o il kiwi a 5 euro. Molto significativo quello delle vongole veraci, vendute a 45 euro, nella migliore delle ipotesi. «E poi - aggiunge Di Porzio - quello del pesce azzurro, con le alici a quota 8 euro o il pesce bandiera a 15 euro». I fenomeni speculativi sono molto frequenti, in particolare su alcuni prodotti. Sui cibi di largo consumo, - pane, pasta e olio in primis - il +10 per cento su base annua, segnalato da Confcommercio, si traduce in un esborso annuo, stimato da Unione nazionali consumatori, in oltre 2000 euro per un nucleo familiare di 2 persone. Il caro-vita, soprattutto riferito al costo del cibo, non è più un fenomeno passeggero, già da un paio di anni. Per molti napoletani, alle prese con un diffuso impoverimento, l’inflazione corrisponde quindi ad una certezza. La povertà è oggettiva per una parte consistente della popolazione. 

Per i turisti arrivati recentemente in città il caro-prezzi si sta trasformando progressivamente in un problema inedito, rispetto agli standard degli anni passati. «Napoli città low cost» è una frase fatta forse già quasi svuotata di senso.

I dati Istat su «alloggi e attività ricettive» lo confermano. Tra aprile e giugno la città ha vissuto un momento irripetibile, dovuto all’effetto-scudetto. Il turismo a Napoli, almeno in questo momento, non è più alla portata di tutti. Una sensazione che si potrà confermare parzialmente o del tutto nei prossimi giorni, sensazione ancora suffragata dai numeri.

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Quelli sul caro-vita a Napoli, soprattutto sul fronte dei costi di cibo e alloggi, sono dati concreti. Alla voce «servizi di alloggio», che comprende tutte le strutture adibite all’accoglienza, dagli alberghi ai bed and breakfast, fino alle case vacanza ed ai campeggi - l’incremento è nettissimo anche se gli aumenti più elevati in proporzione derivano dagli alloggi brevi. Il costo di 2 o 3 notti applicato dai proprietari di abitazioni, attraverso i portali è molto più alto dello scorso anno. Difficile dire fino a che punto i prezzi della stagione in corso possano essere ancora applicati nei prossimi mesi.

Ma gli effetti sulla tenuta alla distanza dei turisti stranieri meno facoltosi e sulla possibilità di un ritorno nel 2024, sono tutti potenzialmente notevoli. È indiscutibile che lo straordinario exploit del turismo a Napoli abbia contribuito a favorire gli aumenti, ma è comunque da sottolineare il divario tra il tasso di inflazione registrato oggi in città e quello del resto d’Italia. Un dato su tutti: già ad agosto 2022 il boom del turismo si tradusse in un incremento dei prezzi su base mensile del 18,4 per cento, successivamente ancora ritoccato verso l’alto. E il rialzo registrato a maggio 2023 del 20, 4 per cento su base mensile, aggiunto ai tanti dei mesi precedenti, è quindi un dato ancora più eloquente. «Nella ristorazione - sottolinea Di Porzio - siamo in linea con gli incrementi del 10 per cento registrati su base nazionale». O leggermente oltre, soprattutto per pasta e frutta. 
 

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